Aforismi di Antoine de Saint-Exupéry)
In questo senso, forse, Il piccolo principe rappresenta un unicum nella storia della letteratura: un libro per ragazzi, per bambini, diventato il paradigma dell'umanità stessa, nonché un breviario, quasi, per insegnare agli adulti come sognare la dolcezza, senza scomodare Pascoli e il suo fanciullino.
Guardate la sua foto. Guardatela per bene. Ditemi se non è meravigliosamente divertente la natura, ditemi se avreste mai potuto immaginare un volto più adeguato di quello di quest'uomo allegro, dal viso tondo e simpatico, per Antoine de Saint-Exupèry.
Eppure Antoine, nato nel 1900, non era soltanto un letterato, ma uno che sapeva volare e non solo con le parole: ed è a causa di ciò che lasciò questo mondo, abbattuto in volo, nel cielo, durante la seconda guerra mondiale, per sparire lasciando dietro di sé una scia nell'aria e una scia anche su questa terra, nell'animo di chiunque abbia soltanto sfogliato il suo capolavoro.
I personaggi
Due, tre, quattro, un miliardo: quanti sono davvero i personaggi di questo libro? Due sicuramente:
il primo è un pilota, la voce dell'autore stesso, finito nel deserto del Sahara per un incidente al motore del suo aeroplano.
Il secondo è ovviamente un bambino dai capelli biondi, anzi, dai capelli color dell'oro e del grano: un principe vestito di tutto punto, con tanto di spadino e mantello. E non è l'autore a dircelo, ma la sua mano, i suoi disegni che accompagnano buona parte delle edizioni disponibili.
Il primo è un uomo che da bambino disegnava serpenti mangia-elefanti che venivano fraintesi da cappelli;
il secondo è un bambino che vive su un asteroide lontano e che, quasi da ometto responsabile, se ne prende cura perchè i baobab facciano scoppiare il suo asteroide.
Poi ce n'è un terzo: la rosa del Principe, lontana nel cielo, il piccolo ed enorme motivo per cui il bambino torna da dove era venuto, e l'incessante presenza dei suoi pensieri, sin dal primo incontro col pilota.
E ancora un quarto, la volpe, nelle cui parole si scorge, forse più che altrove, la capacità di Saint-Exupèry di essere struggente utilizzando soltanto poche sillabe: "Per favore...addomesticami."
E gli altri personaggi chi sono? Sono molti, moltissimi. Sono tutte le diverse sfaccettature di umanità che prendono vita dai racconti del Principe, anche soltanto per una sola riga. C'è una volpe, un ubriaco, un geografo, uno scienziato turco. E credo ci sia ciascuno di noi, anche solo per metà, dipinto in uno dei tanti personaggi tirati in causa.
Il racconto dunque è tutto circoscritto all'incontro tra autore e Principe, e al ricordo dei personaggi che in qualche modo hanno lasciato qualcosa al bambino, sia nello spazio che sulla terra. Sino alla struggente partenza, al ritorno sull'asteroide B612.
Dietro tutto questo c'è ovviamente uno strato più profondo da analizzare: è facile accorgersi dell'intento didascalico, anche se la differenza tra il racconto di Saint-Exupèry e quello che è l'altro enorme capolavoro della letteratura per bambini, Pinocchio, anch'esso con intento didascalico, è enorme.
Il piccolo principe non divide l'umanità in buoni e cattivi, e non è forse un caso che uno dei personaggi più dolci e affascinanti sia la volpe, cui la letteratura precedente, da Esopo a Collodi, aveva spesso attribuito caratteri non certo positivi.
Anche il processo di crescita del Principe non è tanto un processo di crescita individuale: egli, infatti, appare già pienamente maturo per quel che riguarda le sue responsabilità. E', più che altro, una educazione sentimentale, e lo si avverte nelle righe che narrano l'incontro proprio con la volpe, la cui richiesta di essere addomesticata non ha altro guadagno se non "il colore del grano", il ricordo dell'affetto ricevuto. E lo si avverte nel momento in cui il Principe prende coscienza di quel che rappresenta la sua rosa, nonostante essa sia spesso superba, spocchiosa, forse anche antipatica.
Cos'è dunque Il piccolo principe, se non uno splendido inno all'amore? Ma un inno privo di stucchevole retorica, privo di buonismo ad ogni costo: è la constatazione che bisogna pur sopportare qualche bruco, se si vogliono conoscere le farfalle.
E anche detta così, l'analisi risulterebbe disastrosamente incompleta.
Ho fatto il possibile per non inserire qui la frase più famosa di Saint-Exupèry, usata e abusata ovunque, ma mi rendo conto che non ne esiste una migliore e più adatta per cogliere pienamente il senso del testo: le poche pagine del libro contengono molto più di quello che gli occhi riescono a cogliere leggendo; quel che ci lascia nell'animo Il piccolo principe, una volta chiusa l'ultima pagina, è enormemente più grande, più importante di quel che ci ha raccontato l'autore.
Ed egli aveva ragione:
"Non si vede bene che col cuore: l'essenziale è invisibile agli occhi."
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