Aforismi e citazioni di William Hazlitt
Aforismi e citazioni di William Hazlitt
Il minimo dolore del nostro dito mignolo ci preoccupa e ci turba molto di più del massacro di milioni dei nostri simili.
Le persone che hanno meno idee di tutti sono gli scrittori e i lettori. È meglio non sapere né‚ leggere né‚ scrivere che non saper fare altro che questo.
Che un uomo ammiri se stesso, e immediatamente troverà torme di sempliciotti che lo ammirano.
Il popolo ha ragione quando giudica per conto proprio; ha torto quando si fida delle sue guide cieche.
Il dotto professore di ogni arte e di ogni scienza non sa usare mani e piedi, non sa né correre, né camminare, né nuotare, e considera uomini volgari e meccanici coloro che comprendono ed esercitano queste arti del corpo e della mente, benché per saperne anche una sola alla perfezione occorra molto tempo ed esercizio, capacità, forza e talento.
S’imparano più verità ascoltando una rumorosa discussione in una birreria, che assistendo a una seduta alla Camera dei Comuni.
È bene che non esista nessuno senza difetti: perché non avrebbe un solo amico al mondo.
In campagna non si può avere niente di buono, o, se c’è, non te lo lasciano avere.
Si direbbe che la forma più alta della saggezza umana consista nel mantenere le contraddizioni, e nel rendere sacro ciò che è insensato.
Quando si vede un fannullone con un libro in mano, si può essere quasi certi che si tratta di una persona senza né forza, né voglia di stare attenta a ciò che gli accade intorno, o dentro la testa.
Quello che passa per stupidità è assai più spesso mancanza di interesse e di un motivo sufficiente per stare attenti, e applicarsi con disciplina agli aridi e insignificanti scopi dello studio scolastico. Le migliori capacità sono molto al di sopra di questa schiavitù; così come le peggiori stanno al di sotto. I nostri uomini di più grande ingegno non si sono particolarmente distinti né a scuola né all’università.
Quando sono in campagna vorrei vegetare come la campagna.
Il dotto professore di ogni arte e di ogni scienza non sa praticarne neanche una, benché possa preparare un articolo su di esse per qualche enciclopedia.
Una qualità brillante dà lustro ad un’altra, o nasconde qualche difetto evidente.
Il silenzio è una delle grandi arti della conversazione.
Non ci basta aver ragione: vogliamo dimostrare che gli altri hanno assolutamente torto.
L’ intelligenza umana è stata ben poco diretta a ricercare l’utile e il vero! Quanto ingegno sprecato nella difesa di credi e teologie! Quanto tempo, e quanto talento sono stati perduti in controversie teologiche, in processi, in politica, in critiche verbali, in astrologia giudiziaria e nella ricerca della pietra filosofale!
La persona istruita non può dare una risposta soddisfacente alla più semplice domanda e non ha un’opinione sensata e corretta su alcun problema concreto che gli si presenti realmente davanti, ma si presenta come giudice infallibile in tutte quelle questioni sulle quali sia lui, sia chiunque altro al mondo, può fare soltanto delle congetture.
Nel crimine c’è dell’eroismo, come nella virtù. Il vizio e l’infamia hanno i propri altari e la propria religione.
La gente di campagna non solo sa tutto quello che è accaduto a un uomo, ma ne rintraccia anche le virtù e i vizi, come anche i tratti del volto, risalendo per più generazioni, e spiegandone certe contraddizioni del carattere con un incrocio di famiglie avvenuto mezzo secolo prima.
L’ abitudine di rifornirci di idee da sorgenti non nostre «indebolisce ogni forza di pensiero interiore», proprio come l’abuso di liquori distrugge il La differenza fra lo scrittore istruito e lo studente istruito consiste in questo, che il primo trascrive ciò che il secondo legge.
Anche se il mondo non servisse a nient’altro, sarebbe un buon soggetto di speculazione.
Gli infaticabili lettori di libri sono come gli eterni copisti di quadri che, quando provano a dipingere qualcosa di originale, trovano che manca loro l’occhio veloce, la mano sicura e i colori brillanti, e perciò non riescono a riprodurre le forme viventi della natura.
L’istruzione troppe volte è in contrasto col senso comune; un surrogato del vero sapere.
Sentirete molte più cose spiritose viaggiando a cassetta in diligenza da Londra a Oxford, che in un anno di permanenza fra gli studenti e i professori di quella celebre Università.
Shakespeare fu poco istruito, come risulta chiaro tanto dalla freschezza della sua immaginazione quanto dalla varietà dei suoi concetti.
Più cose facciamo, più cose possiamo fare.
Il più modesto dei pittori è un vero allievo, e il migliore di tutti, perché allievo della natura.
L’ostinazione delle autorità costituite cresce di pari passo con la violenza e la stravaganza degli oppositori, e danno tutta la colpa alla follia e agli sbagli che loro stesse hanno provocato o aggravato.
È solo l’ignoranza a creare mostri o spauracchi: i nostri reali conoscenti sono tutti persone molto comuni.
Non facciamo niente bene finché non smettiamo di pensare a come farlo.
L’istruzione è la conoscenza di ciò che gli altri in genere non sanno, e che non possiamo apprendere che di seconda mano per mezzo dei libri, o di altre sorgenti artificiali.
Le donne hanno spesso più buon senso degli uomini. Hanno meno pretese, sono meno impacciate dalle teorie, e giudicano le cose più dalla immediata e involontaria impressione, e quindi in modo più sincero e naturale. Non possono ragionare male, perché non ragionano affatto. Non pensano o parlano seguendo delle regole, e possiedono perciò in genere più eloquenza, spirito e buon senso, unendo i quali riescono in genere a governare i mariti. Il loro stile, quando scrivono alle loro amiche (e non per i librai), è migliore di quello di molti scrittori.
Shakespeare non aveva dovuto svolgere a scuola dei temi in favore della virtù e contro il vizio. Dobbiamo a questa circostanza il tono sano e non affettato del suo teatro.
Le persone che non hanno un’istruzione hanno un’inventiva esuberante e sono senz’altro libere dai pregiudizi.
Le violente antipatie sono sempre ambigue e tradiscono una segreta affinità.
Una gentildonna di campagna di una certa età avrà spesso più conoscenza del carattere umano, e saprà raccontare più aneddoti divertenti, tolti dalla storia di tutto quello che è stato detto, fatto e spettegolato in paese negli ultimi cinquant’anni, di quel che non possa raccogliere la più grande saccente del secolo da tutti i romanzi e i poemi satirici pubblicati nello stesso periodo.
La gente del popolo sa usare le membra, perché vive del suo lavoro o della sua abilità. Conosce bene il proprio mestiere e i caratteri di coloro coi quali deve trattare, perché gli è necessario conoscerli. È eloquente quando esprime le sue passioni, e ha spirito a volontà per gridare il suo disprezzo o provocare il riso. Parla con naturalezza senza dipendere da quella monumentale beffa che è un idioma antiquato, e il senso del ridicolo e la prontezza nel trovare allusioni per esprimerlo non sono sepolti negli annali di qualche vecchia rivista satirica.
L’arte di piacere consiste nell’essere soddisfatti.
Le persone più silenziose sono di solito quelle che hanno la più alta opinione di sé.
"Lasciatemi al mio riposo" è il motto dei dormienti e dei morti.
Nessun giovane crede che morirà mai.
Le prime impressioni sono spesso le più vere, come scopriamo, non infrequentemente, a nostre spese, quando ce ne siamo fatti dissuadere da affermazioni plausibili o da azioni studiate.
Quello che gli uomini comprendono veramente è limitato a un raggio molto breve: ai loro affari e alle cose di esperienza giornaliera; a ciò che hanno l’opportunità di conoscere, e ragioni concrete per studiare o mettere in pratica. Tutto il resto è affettazione e impostura.
Il miglior modo di insultare qualcuno consiste nel non fare caso ai suoi insulti.
Il pubblico non ha vergogna né gratitudine.
Per essere un capo o un dittatore deve essere diplomatico nella sfacciataggine e delicato nel lavoro più sporco. Non deve semplicemente conformarsi ai pregiudizi correnti, deve anche adularli. Non deve solo essere insensibile alle richieste di moderazione e di equità, deve gridare forte contro di esse.
La persona istruita è esperta di tutte le lingue antiche e di quasi tutte le lingue moderne, ma non sa ne parlare con scioltezza ne scrivere correttamente nella propria.
I ragazzi che figurano a scuola non sono quelli che faranno la migliore riuscita quando saranno adulti ed entreranno nel mondo: è una cosa nota da sempre.
La gente di città ha in genere poca conoscenza dei caratteri umani, perché li vede solo a mezzo busto, non nella loro interezza.
L’istruzione è la conoscenza di quello che solo le persone istruite conoscono.
Il veto su molte cose costituisce l’unica tentazione per l’uomo.
Un talento mediocre con una costituzione morale un pò fiacca è il suolo che produce i più brillanti esemplari di scrittori di saggi premiati, e di epigrammi greci. Non bisognerebbe dimenticare che il più ambiguo figuro tra i nostri uomini politici moderni fu lo studente che più ebbe successo a Eton.
La riflessione rende gli uomini codardi.
L’arte di riuscire simpatico consiste nel trovare simpatici gli altri.
Il divoratore di libri si avvolge nella sua rete di astrazioni verbali, e vede solo la pallida ombra delle cose riflessa dalla mente altrui.
Un ragazzo di costituzione malaticcia e di mente poco attiva, che arriva appena a ricordare ciò che gli è stato fatto notare, e non ha né l’intelligenza per distinguersi, né lo spirito per divertirsi, sarà in genere il primo della classe. Un fannullone a scuola, invece, sarà spesso un ragazzo di robusta salute e di temperamento vivace, che ha presenza di spirito e un fisico agile, che sente il sangue circolargli nelle vene e battergli il cuore, che a volte ride e piange nel medesimo istante, che preferisce dare la caccia alle farfalle o correre dietro a una palla, sentire l’ aria fresca sulla faccia, vedere i prati e il cielo, seguire per curiosità un sentiero serpeggiante, prendere parte a tutti i piccoli conflitti e agli interessi dei suoi conoscenti e amici, invece che addormentarsi su un noioso abecedario, ripetere dei distici barbari col suo maestro, stare inchiodato ore e ore a un banco, e ricevere poi in risarcimento del tempo e del divertimento persi una medaglietta premio a Natale e a mezza estate.
La persona istruita non sa dire se un oggetto è nero o bianco, tondo o quadrato, ma sa a menadito le leggi dell’ottica e le regole della prospettiva. Conosce le cose di cui parla, come un cieco i colori.
Il pubblico è il più vigliacco dei vigliacchi, perché ha paura di se stesso.
Il gergo con cui si definiscono le parti del discorso, le regole per fare un conto, o le forme di un verbo greco, non possono avere un grande interesse per un ragazzo di dieci anni, ameno che altri non glielo abbiano imposto come dovere, o non sia spinto dalla mancanza di gusto e di interesse per altre cose.
L’ingegno è il sale della conversazione, non il cibo.
È la massa ad avere il senso comune, che invece è sempre mancato ai dotti di ogni epoca.
Difficilmente possiamo odiare qualcuno che conosciamo.
La persona istruita è fiera della sua conoscenza di nomi e di date, non di quella di uomini e cose. Non pensa e non s’interessa ai suoi vicini di casa, ma è al corrente degli usi e costumi delle tribù e delle caste degli indù e dei tartari calmucchi.
C’è un certo genere e un certo grado dell’intelletto sul quale le parole fanno presa, ma in cui le cose non hanno il potere di penetrare.
Le cose che un bambino è obbligato a studiare a scuola, e dalle quali dipenderà il suo successo, sono cose che non richiedono l’esercizio ne delle più alte ne delle più utili facoltà mentali. La memoria (e della specie più bassa) è la qualità necessaria per ripetere meccanicamente le lezioni di grammatica, di lingue, di geografia, aritmetica, ecc. , cosicché il ragazzo che ha molta di questa memoria meccanica, e pochissimo interesse per le altre cose che invece dovrebbero naturalmente e con più forza attrarre la sua attenzione fanciullesca, sarà lo scolaro più brillante di tutti.
Il dotto non è che uno schiavo letterario. Se lo mettete a scrivere una composizione propria, gli gira la testa, e non sa più dov’è.
La persona istruita riesce appena a trovare la via vicina alla sua, benché conosca le dimensioni esatte di Costantinopoli e di Pechino. Non è ancora riuscito a capire se il suo più vecchio conoscente è un mascalzone o uno sciocco, ma sa tenere una pomposa conferenza su tutti i principali personaggi della storia.
Avere una cattiva opinione degli uomini è forse la forma più alta di saggezza e di virtù.
Il più istruito di tutti è colui che conosce meglio tutto ciò che vi è di più lontano dalla vita quotidiana, dall’osservazione immediata, che non è di alcuna utilità pratica, che non può esser provato dall’esperienza e che, dopo esser passato attraverso un gran numero di stadi intermedi, resta ancora pieno di incertezza, di difficoltà, e di contraddizioni. È vedere e ascoltare con occhi e orecchie altrui, è credere ciecamente al giudizio degli altri.
Dev’essere un’essenza concentrata, un rappresentante ben truccato e incipriato dei vizi, delle assurdità, dell’ipocrisia, della gelosia, dell’orgoglio e della presunzione del suo partito. Un individuo del genere, a forza di intrigare, darsi importanza e distribuire lodi sperticate, adulando i presenti e denigrando gli assenti, prestandosi alle debolezze di alcuni, e incoraggiando le cattive inclinazioni di altri, in una società ristretta passerà per un grand’uomo.
I libri vengono usati meno come "occhiali" per guardare la natura, che come imposte per tenerne lontana la forte luce e la scena mutevole da occhi deboli e temperamenti apatici.
Chiunque sia passato per i gradi regolari dell’educazione classica senza esser stato ridotto all’imbecillità, si può ritenere salvo per miracolo.
Il vero barbaro è colui che pensa che tutto sia barbaro tranne i propri gusti e pregiudizi.
Il suo peggio è meglio del meglio di chiunque altro.
Le persone più giudiziose che s’incontrano nella società sono gli uomini d’affari e gli uomini di mondo, che ragionano di quel che vedono e sanno, invece di far delle distinzioni sottili su come le cose dovrebbero essere.
I soli che meritano un monumento non ne hanno bisogno.
Se desideriamo conoscere la forza del genio umano dobbiamo leggere Shakespeare. Se vogliamo constatare quanto sia insignificante l’istruzione umana possiamo studiare i suoi commentatori.
Coloro che fanno del loro vestito una parte principale di se stessi, finiranno per non valere più dei loro abiti.
Le istituzioni sono più corrotte e più guaste degli individui, perché hanno più potere per fare del male, e sono meno esposte al disonore e alla punizione. Non provano né vergogna, né rimorso, né gratitudine, e neanche benevolenza.
Quando una cosa cessa d’essere oggetto di controversia, cessa di essere un oggetto d’interesse.
La moda è la raffinatezza che corre davanti alla volgarità e teme di essere sorpassata.
L’amore della libertà è amore degli altri; I’amore del potere è amore di se stessi.
La conoscenza di ciò che è davanti o intorno a noi, che fa appello alla nostra esperienza, alle nostre passioni o ai nostri progetti, al cuore e agli affari degli uomini, non è istruzione.
un autore a caso