Aforismi e citazioni di Roland Barthes
Aforismi e citazioni di Roland Barthes
Davanti all’obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte.
Ogni rifiuto del linguaggio è una morte.
Esiste solo un modo per sfuggire all’alienazione dell’odierna società: allontanarsi.
Da una parte e dall’altra, la scrittura-lettura si dilata all’infinito, impegna l’uomo nella sua interezza, corpo e storia; è un atto panico, del quale la sola definizione certa è che "non potrà fermarsi da nessuna parte".
La fotografia rende presente un evento passato.
Quali sono i piani che ogni lettura scopre? Come è costruita la cosmogonia che questo semplice sguardo postula? Singolare cosmonauta, eccomi attraversare mondi e mondi, senza fermarmi a nessuno d’essi: il candore della carta, la forma dei segni, la figura delle parole, le regole della lingua, le esigenze del messaggio, la profusione dei sensi che si connettono.
Quelli che trascurano di rileggere si condannano a leggere sempre la stessa storia.
Nel languore amoroso qualcosa se ne va, senza fine; è come se il desiderio non fosse nient’altro che questa emorragia. La fatica amorosa è questo: una fame amorosa che non viene saziata, un amore che rimane aperto.
Il soggetto umano è cambiato: l’intimità e la solitudine hanno perduto il loro valore, le qualità individuali sono divenute sempre più di tutti, il singolo ricerca la collettività, la moltitudine, spesso parossistica musica, l’espressione del noi invece che espressione dell’io.
Ciò che reclamo è vivere la piena contraddizione del mio tempo, che mai così bene ha reso al sarcasmo la condizione della verità.
La letteratura: un codice che occorre accettare di decifrare.
Vi è un’età in cui si insegna ciò che si sa: ma poi ne viene un’altra in cui si insegna ciò che non si sa e questo si chiama cercare.
Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. In essa, l’avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo; è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l’Occasione, l’Incontro, il Reale nella sua espressione infaticabile.
La letteratura non permette di camminare, ma permette di respirare.
Le immagini fotografiche sono un messaggio senza un codice.
Dalla parola scritta potrei risalire alla mano, alla nervatura, al sangue, alla pulsione, alla cultura del corpo, al suo godimento.
Ritengo che le automobili oggi siano tutt’al più l’equivalente delle grandi cattedrali gotiche: le considero la suprema creazione di un’epoca, concepita con passione da artisti sconosciuti, distrutta nella raffigurazione e nell’uso da un’intera popolazione che se ne impossessò come semplice oggetto magico.
Il volto della Garbo esprime un’Idea, quello della Hepburn un evento.
Nella mia vita, io incontro migliaia di corpi; di questi io posso desiderarne delle centinaia; ma di queste centinaia, io ne amo uno solo. L’altro di cui io sono innamorato mi designa la specialità del mio desiderio.
Le parole non sono mai pazze. . . è la sintassi che è pazza.
un autore a caso