Aforismi e citazioni di Marcello Lippi
Aforismi e citazioni di Marcello Lippi
Il mio papà odiava il potere e, di conseguenza, gli Agnelli che, all’inizio degli anni Novanta, ne erano l’emblema. Per questo motivo quando nel 1994 sono diventato allenatore della Juventus mi sono recato al cimitero in preda ai sensi di colpa e ho pregato l’anima di mio padre, morto tre anni prima, di accettare la mia scelta.
L’Avvocato Agnelli è stato un vero e proprio imperatore. Con lui c’era un ottimo rapporto. Aveva una certa simpatia per me. Capiva di calcio e ne parlava in modo raffinato. Lo stesso dicasi per le donne. Le prime volte che mi arrabbiavo con i giocatori, lui mi diceva sempre: "Non prendertela con i lavoratori, che vanno sempre portati sul palmo della mano e difesi".
Un allenatore, a seconda del tipo di squadre che più allena, è più istruttore o più gestore di risorse umane. Nei grandi team prevale la seconda opzione. Sicuramente aver giocato ad alti livelli aiuta, perché si conoscono le dinamiche e la psicologia della grande squadra e si sa come si ragiona quando si vince o si perde.
Con il passare degli anni si cresce, si matura, si migliora e ci si accorge anche di aver sbagliato. Tanti errori li ho fatti. Me ne rendevo perfettamente conto. Poi si cambia.
Ho militato per quarant’anni nel mondo del calcio. Non potrei mai fare politica. Anche di recente mi hanno chiesto di impegnarmi mettendoci la mia faccia, ma non ci penso proprio.
un autore a caso