Aforismi e citazioni di Karl Marx
Aforismi e citazioni di Karl Marx
I filosofi hanno solo interpretato il mondo in vari modi; ma il punto ora è di cambiarlo.
Da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni.
La borghesia ha avuto da svolgere nella storia un compito sommamente rivoluzionario.
Il denaro, in quanto possiede la proprietà di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l’oggetto in senso eminente. L’universalità della sua proprietà costituisce l’onnipotenza del suo essere, esso è considerato, quindi, come ente onnipotente.
Ogni goccia di rugiada nella quale si rifletta il sole brilla in un gioco infinito di colori, ma il sole spirituale dovrebbe generare un solo colore, e cioè il colore ufficiale, senza tenere conto dei tanti individui, dei tanti oggetti nei quali l’uomo si riflette.
Il proletariato si servirà della sua supremazia politica per strappare alla borghesia, a poco a poco, tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato, vale a dire del proletariato stesso organizzato come classe dominante, e per aumentare, con la massima rapidità possibile, la massa delle forze produttive.
L’umanità non si propone che quei problemi che non può risolvere.
La coscienza non può mai essere qualcosa di diverso dall’essere cosciente.
La critica della religione è il fondamento di ogni critica.
La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l’oppio dei popoli.
L’operaio diventa tanto più povero quanto più produce ricchezza. L’operaio diventa una merce tanto più a buon mercato quanto più crea merci.
I nostri borghesi, non paghi d’avere a disposizione le mogli e le figlie dei proletari, per non parlare neppure della prostituzione ufficiale, trovano uno dei loro divertimenti principali nel sedursi reciprocamente le loro mogli.
L’emancipazione della classe lavoratrice deve essere opera della classe lavoratrice stessa.
Il comunismo, per noi, non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente.
L’arma della critica non può sostituire la critica delle armi.
Gli operai non hanno patria. Non si può toglier loro ciò che non hanno. Ma poiché il proletariato deve conquistarsi rima il dominio politico, elevarsi a classe nazionale, costituirsi in nazione, è anch’esso nazionale, benché certo non nel senso della borghesia.
Con quale mezzo riesce la borghesia a superare la crisi? Per un verso, distruggendo forzatamente una grande quantità di forze produttive; per un altro verso, conquistando nuovi mercati e sfruttando più intensamente i mercati già esistenti.
Un uomo che non dispone di nessun tempo libero è meno di una bestia da soma
Il nostro motto dev’essere dunque: riforma della coscienza non per mezzo di dogmi, ma mediante l’analisi della coscienza non chiara a sé stessa, o si presenti sotto forma religiosa o politica. Apparirà allora che il mondo ha da lungo tempo il sogno di una cosa.
L’economia politica occulta l’alienazione ch’è nell’essenza del lavoro per questo: ch’essa non considera l’immediato rapporto fra l’operaio e la produzione.
Uno scrittore è produttivo non nella misura in cui produce idee, ma nella misura in cui arricchisce l’editore che pubblica le sue opere.
Più oggetti l’operaio produce, meno può possederne e tanto più cade sotto il dominio del suo prodotto, del capitale.
Quanto meno mangi, bevi, compri libri, vai a teatro, al ballo e all’osteria, quanto meno pensi, ami, fai teorie, canti, dipingi, verseggi tanto più risparmi, tanto più grande diventa il tuo tesoro, il tuo capitale. Quanto meno tu sei, quanto meno realizzi la tua vita, tanto più hai; quanto più grande è la tua vita alienata, tanto più accumuli del tuo essere estraniato.
Il comunismo è possibile empiricamente solo come azione dei popoli dominanti tutti in una volta e simultaneamente, e ciò presuppone lo sviluppo universale della forza produttiva e le relazioni mondiali che il comunismo implica. Il comunismo, per noi, non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti.
Qui non si tratta dell’obiettivo che questo o quel proletario o il proletariato nel suo insieme si propone di raggiungere. Si tratta invece di ciò che è, e di ciò che in conformità a questo essere deve necessariamente verificarsi nella storia.
In una parola, i comunisti appoggiano dappertutto ogni moto rivoluzionario contro le condizioni sociali e politiche esistenti. In tutti questi moti essi mettono avanti sempre la questione della proprietà, abbia essa raggiunto una forma più o meno sviluppata, come la questione fondamentale del movimento. I comunisti finalmente lavorano all’unione e all’interesse dei partiti democratici di tutti i paesi.
Quelli che furono sinora i piccoli ceti medi, i piccoli industriali, i negozianti e la gente che vive di piccola rendita, gli artigiani e gli agricoltori, tutte queste classi spofondano nel proletariato. Così il proletariato si recluta in tutte le classi della popolazione. La sua lotta contro la borghesia incomincia con la sua esistenza.
La buroctatizzazione ha mutato le classi politiche in classi sociali, in modo che, come i cristiani sono eguali in cielo e ineguali in terra, così i singoli membri del popolo sono eguali nel cielo del loro mondo politico e ineguali nell’esistenza terrestre della società.
L’uomo non è un essere naturale: è un essere naturale umano.
I proletari non hanno da perdervi che le loro catene. Hanno un mondo da guadagnare. Proletari di tutti i paesi, unitevi!
Noi non vogliamo affatto abolire l’appropriazione personale dei prodotti del lavoro per la riproduzione della esistenza immediata, appropriazione che non lascia alcun residuo di profitto netto tale da poter conferire potere sul lavoro altrui. Vogliamo eliminare soltanto il carattere miserabile di questa appropriazione, nella quale l’operaio vive solo allo scopo di accrescere il capitale, e vive solo quel tanto che esige l’interesse della classe dominante.
Di tutte le classi che oggi stanno di fronte alla borghesia, solo il proletariato è una classe veramente rivoluzionaria. I ceti medi, il piccolo industriale, il piccolo negoziante, l’artigiano, il contadino non sono dunque rivoluzionari, ma conservatori. Ancora più, essi sono reazionari, essi tentano di far girare all’indietro la ruota della storia.
Il potere statale moderno non è che un comitato che amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese.
La teoria dei comunisti può essere raccolta in una singola frase: abolizione della proprietà privata.
A chi desidera acquisire un’idea intuitiva e non astratta della stessa, non mi riferisco all’Elena greca e neppure alla Lucrezia romana bensì alla Santissima Trinità, non posso consigliare di meglio che sognare niente, finché non si sia addormentato, ma al contrario, di vegliare nel signore e di esaminare attentamente questo periodo, dato che in esso è compreso il concetto palese. Innalzandoci sino alla sua altezza che dista gradini dal punto in cui ci troviamo e che galleggia in alto come una nuvola, e ci si presenterà il gigantesco "non"; avviciniamoci alla sua metà e ci spaventeremo per l’enorme "niente"; quando scenderemo poi nella sua profondità, entrambi si concilieranno ancora armoniosamente nel "non" che ci si presenterà dinanzi con una fiammeggiante eretta ed audace scrittura.
L’emancipazione politica fu contemporaneamente l’emancipazione della società civile dalla politica, dalla parvenza stessa di un contenuto universale.
Non è la coscienza degli uomini che determina la loro vita, ma le condizioni della loro vita che ne determinano la coscienza.
Il lavoro non è la fonte di ogni ricchezza.
Invece del motto conservatore, "Un giusto salario giornaliero per una giusta giornata lavorativa! " dovrebbero scrivere sulle loro bandiere la parola d’ordine rivoluzionaria: "Abolizione del sistema del lavoro salariato! "
La tradizione di tutte le generazioni passate pesa come un incubo sul cervello dei vivi.
Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per cosí dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa.
L’alienazione religiosa come tale si produce soltanto nel dominio della coscienza, dall’interno dell’uomo, ma l’alienazione economica è l’alienazione della vita reale: la sua soppressione abbraccia quindi ambo i lati.
La filosofia sta allo studio del mondo effettivo come la masturbazione sta all’amore sessuale.
Tra la società capitalistica e la società comunista vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell’una nell’altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico transitorio, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato.
Le circostanze fanno l’uomo non meno di quanto l’uomo faccia le circostanze.
Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, bensì nelle circostanze che trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti e dalle tradizioni.
La forma essenziale dello spirito è allegria, luce, e la legge fa dell’ombra l’unica espressione che le corrisponde: dovrebbe andar vestita solo di nero, eppure tra i fiori non ce n’è alcuno che sia nero.
Il movimento proletario é il movimento autonomo della stragrande maggioranza nell’interesse della stragrande maggioranza.
Il lavoro estraniato sconvolge la situazione in ciò: che l’Uomo, precisamente in quanto è un ente consapevole, fa della sua attività vitale, della sua essenza, solo un mezzo per la sua esistenza.
La violenza è la levatrice di ogni vecchia società, gravida di una nuova società.
Se il denaro, secondo Augier, viene al mondo con una macchia di sangue sulla guancia, il capitale nasce grondante sangue e fango dalla testa ai piedi.
Con la messa in valore del mondo delle cose cresce in rapporto diretto la svalutazione del mondo degli uomini. Il lavoro non produce soltanto merci; esso produce se stesso e il lavoratore come una merce.
La religione è l’oppio dei popoli.
La necessità di rinunciare alle illusioni è la necessità di rinunciare a una condizione che ha bisogno di illusioni. La critica non ha strappato i fiori immaginari dalla catena perché l’uomo continui a trascinarla triste e spoglia, ma perché la getti via e colga il fiore vivo
L’ideologia dominante è sempre stata l’ideologia della classe dominante.
L’umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose da vicino, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione.
I comunisti non si abbassano a dissimulare le loro opinioni ed i loro fini. Essi proclamano altamente che questi fini non potranno essere raggiunti senza il rovesciamento violento d’ogni ordine di cose attuale. Che le classi dominanti tremino pure all’idea d’una rivoluzione comunista. I proletarii non hanno nulla a perdere, all’infuori delle loro catene: essi hanno un mondo da guadagnare. Proletari di tutti i paesi unitevi!
Sulla soglia della scienza, come sulla porta dell’inferno, si deve porre questo ammonimento: Qui si convien lasciare ogni sospetto, ogni viltà convien che qui sia morta.
La rivolta politica può essere universale fin che si vuole, essa cela sotto le forme più colossali uno spirito angusto.
Questo comunismo è la vera risoluzione dell’antagonismo tra la natura e l’uomo, tra l’uomo e l’uomo, la vera risoluzione della contesa tra l’esistenza e l’essenza, tra l’oggettivazione e l’autoaffermazione, tra la libertà e la necessità, tra l’individuo e la specie. È la soluzione dell’enigma della storia, ed è consapevole di essere questa soluzione.
La storia di ogni società esistita fino ad oggi è la storia delle lotte di classe.
Il calzolaio Jacob Bohme era un grande filosofo, molti filosofi di grido sono solo grandi calzolai
L’operaio sta in rapporto al prodotto del suo lavoro come ad un oggetto estraneo quanto più l’operaio lavora tanto più acquista potenza il mondo estraneo, oggettivo, ch’egli si crea di fronte, e tanto più povero diventa egli stesso, il suo mondo interiore, e tanto meno egli possiede. Come nella religione. Più l’uomo mette in Dio e meno serba in se stesso. L’operaio mette nell’oggetto la sua vita e questa non appartiene più a lui, bensì all’oggetto.
La crudeltà, come qualsiasi altra cosa, subisce la moda, cambia secondo i tempi e i luoghi.
È l’uomo che fa la religione, e non è la religione che fa l’uomo.
I soldi tramutano la fedeltà in infedeltà, l’amore in odio, la virtù in vizio, il vizio in virtù, la schiavitù in dominio, la stupidità in intelligenza, l’intelligenza in stupidità.
Le idee non possono realizzare nulla. Per realizzare le idee, c’è bisogno degli uomini, che mettono in gioco una forza pratica.
Se noi non potessimo già scorgere nascoste in questa società, così com’è, le condizioni materiali di produzione e di relazioni fra gli uomini, corrispondenti ad una società senza classi, ogni sforzo per farla saltare sarebbe donchisciottesco.
Ogni scienza sarebbe superflua se l’essenza delle cose e la loro forma fenomenica direttamente coincidessero.
La borghesia sopprime ogni dì più lo sparpagliamento dei mezzi di produzione, della proprietà e della popolazione. Essa aggruppa le popolazioni, accentra i mezzi di produzione e concentra la proprietà nelle mani di qualche individuo. La conseguenza fatale di questi cambiamenti fu lo accentramento politico.
D’altra parte per i pregiudizi della cosiddetta pubblica opinione, cui non ho mai fatto concessioni, vale per me in ogni caso la sentenza del gran fiorentino: Segui il tuo corso, e lascia dir le genti!
La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re, non si rende conto che in realtà è il re che è Re perché essi sono sudditi.
Scuotendosi di dosso il giogo politico, la società civile si scuote di dosso i lacci che avvincevano il suo spirito egoista.
Le necessità primitive dei lavoratori sono un’assai più ricca fonte di guadagno che le raffinate necessità dei ricchi.
Ogniqualvolta viene posta in discussione una determinata libertà, è la libertà stessa in discussione.
Spinto dalle esigenze contraddittorie della sua sítuazione e costretto, in pari tempo, come un giocatore di prestigio, a tener gli occhi del pubblico fissi sopra di sé con delle continue sorprese, come surrogato di Napoleone, e a far quindi ogni giorno un colpo di stato in miniatura, Bonaparte sconvolge tutta l’economia borghese; mette le mani su tutto ciò che era parso intangibile alla rivoluzione del 1848; rende gli uni rassegnati alla rivoluzione e gli altri desiderosi di una rivoluzione; in nome dell’ordine crea l’anarchia, spogliando in pari tempo la macchina dello Stato della sua aureola, profanandola, rendendola repugnante e ridicola. Egli rinnova a Parigi il culto della sacra tunica di Treviri sotto la forma di culto del mantello imperiale di Napoleone. Ma quando il mantello imperiale cadrà finalmente sulle spalle di Luigi Bonaparte, la statua di bronzo di Napoleone precipiterà dall’alto della colonna Vendôme.
La teoria diventa una forza materiale appena conquista la massa.
Ogni dì più la società si divide in due grandi campi opposti, in due classi nemiche: la borghesia ed il proletariato.
Così durante tutto questo periodo vediamo il partito dell’ordine costretto dalla sua posizione equivoca a consumare e spezzettare la sua lotta col potere esecutivo in una serie di meschini conflitti di competenza, di risse, di cavilli, di contrasti di potere; costretto a fare delle più stupide questioni di forma il contenuto della sua attività. Esso non osa impegnare la battaglia quando questa ha un’importanza di principio, quando il potere esecutivo si è veramente smascherato e la causa dell’assemblea nazionale sarebbe la causa di tutta la nazione. In tal modo quest’ultima darebbe alla nazione un ordine di marcia; ma quello che teme più di tutto è che la nazione si muova. In simili occasioni, perciò, il partito dell’ordine respinge le proposte della Montagna e passa all’ordine del giorno. Spogliato così il conflitto delle sue grandi dimensioni, il potere esecutivo attende tranquillamente il momento in cui può riprenderlo per motivi insignificanti e meschini, che non offrono più, per così dire, che un interesse strettamente parlamentare. Allora il furore contenuto del partito dell’ordine scoppia; allora questo partito strappa il sipario che nasconde il retroscena; allora denuncia il presidente e dichiara la repubblica in pericolo; ma allora il suo pathos appare insipido e il motivo della lotta appare ormai soltanto un pretesto ipocrita o, in generale, non degno di un combattimento. La tempesta parlamentare si trasforma in una tempesta in un bicchier d’acqua; la lotta diventa intrigo; il conflitto diventa scandalo.
Il difetto principale d’ogni materialismo fino ad oggi è che l’oggetto, la realtà, la sensibilità vengono concepiti sotto la forma di oggetto o di inttuizione, ma non come attività umana sensibile, prassi, non soggettivamente.
Uno spettro infesta l’Europa: lo spettro del comunismo.
Quelli che furono sinora i piccoli ceti medi, i piccoli industriali, i negozianti e la gente che vive di piccola rendita, gli artigiani e gli agricoltori, tutte queste classi spofondano nel proletariato. Così il proletariato si recluta in tutte le classi della popolazione. La sua lotta contro la borghesia incomincia colla sua esistenza.
La teoria non trova mai la sua realizzazione nel popolo, se non quando essa realizza i bisogni di questo popolo.
Il comunismo non toglie a nessuno il potere di appropriarsi dei prodotti sociali; toglie soltanto il potere di soggiogare il lavoro altrui mediante questa appropriazione.
L’unico antidoto alla sofferenza mentale, è il dolore fisico.
Lo scopo immediato dei comunisti è quello stesso degli altri partiti proletari: formazione del proletariato in classe, rovesciamento del dominio borghese, conquista del potere politico da parte del proletariato.
I filosofi non spuntano dal terreno come i funghi. Essi sono il prodotto del loro tempo.
Il processo di produzione capitalistico, considerato nel suo nesso complessivo, cioè considerato come processo di riproduzione, non produce dunque solo merce, non produce dunque solo plusvalore, ma produce e riproduce il rapporto capitalistico stesso: da una parte il capitalista, dall’altra l’operaio salariato.
Il proprietario di schiavi si compra il lavoratore come si compra il cavallo.
Lo sviluppo di un individuo è condizionato dallo sviluppo di tutti gli altri.
Ma la borghesia non ha soltanto fabbricato le armi che le recano la morte; essa ha anche creato gli uomini che useranno quelle armi, i moderni operai, i proletari. Nella misura in cui si sviluppa la borghesia, vale a dire il capitale, si sviluppa anche il proletariato.
La società borghese manca di eroismo.
In linea di principio un facchino differisce da un filosofo meno che un mastino da un levriero. È la divisione del lavoro che ha creato un abisso tra l’uno e l’altro.
Le ipotesi si fanno soltanto in vista di qualche fine.
Nella società capitalistica si produce tempo libero per una classe mediante la trasformazione in tempo di lavoro di tutto il tempo di vita delle masse.
La natura umana è la vera comunità umana.
Nelle crisi scoppia una epidemia sociale che in ogni altra epoca sarebbe apparsa un controsenso: l’epidemia della sovrapproduzione.
Liberandomi dell’idealismo che avevo nutrito di elementi fichtiani giunsi a cercare l’idea nella realtà stessa. Gli dei che fino a prima avevano regnato al di sopra della terra ne diventavano ora il centro.
Se, come ho mostrato sopra, il partito parlamentare dell’ordine, a forza di gridare che occorreva la tranquillità, si era condannato da sé all’inazione; se esso aveva dichiarato il dominio politico della borghesia incompatibile con la sicurezza e con l’esistenza della borghesia stessa, distruggendo con le sue proprie mani, nella lotta contro le altre classi della società, tutte le condizioni del proprio regime, del regime parlamentare, la massa extraparlamentare della borghesia, invece, con le sue servilità verso il presidente, coi suoi oltraggi al parlamento, col modo brutale nel quale trattava la sua stessa stampa, provocava Bonaparte a reprimere e a sterminare i suoi oratori e i suoi scrittori, i suoi uomini politici e i suoi letterati, la sua tribuna parlamentare e la sua stampa, al fine di poter attendere ai propri affari privati sotto la protezione di un governo forte e dotato di poteri illimitati.
La religione è il sospiro dell’anima in un mondo senz’anima.
Sono state strette in una sola nazione, con un solo governo, una sola legge, un solo interesse nazionale di classe, un solo confine doganale. Nel suo dominio di classe, che dura appena da un secolo, la borghesia ha creato delle forze produttive il cui numero e la cui importanza superano quanto mai avessero fatto tutte insieme le generazioni passate.
Non esiste nulla che abbia valore senza essere un oggetto d’utilità.
La borghesia è di continuo in lotta: dapprima contro l’aristocrazia, poi contro quelle parti della borghesia stessa i cui interessi sono in contrasto col progresso dell’industria; sempre contro la borghesia di tutti i paesi stranieri.
Voi inorridite perché noi vogliamo eliminare la proprietà privata. Ma nella vostra società esistente la proprietà privata è abolita per i nove decimi dei suoi membri; anzi, essa esiste proprio in quanto non esiste per quei nove decimi. Voi ci rimproverate dunque di voler abolire una proprietà che ha per condizione necessaria la mancanza di proprietà per la stragrande maggioranza della società.
Quando il tuo amore non produce amore reciproco e attraverso la sua manifestazione di vita, di uomo che ama, non fa di te un uomo amato, il tuo amore è impotente, è una sventura.
un autore a caso