Aforismi e citazioni di Italo Calvino
Citazioni e aforismi di Italo Calvino (1923-1985),
scrittore italiano.
Un classico è un libro che ancora prima di essere finito ti dice quello che deve dire.
Viaggiando si può realizzare che le differenze sono andate scomparendo: tutte le città tendono ad assomigliarsi l’una all’altra, i posti hanno mutato le loro forme e ordinamenti. Una polvere senza forma ha potuto invadere i continenti.
Viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti.
Le città, come i sogni, sono costruite di desideri e di paure.
Le cose che un racconto non dice sono necessariamente più numerose di quelle che dice e solo una speciale aureola intorno a ciò che è scritto può dare l’illusione che stai leggendo qualcosa che non è scritto.
Non è la voce che comanda la storia: sono le orecchie.
Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone.
Quando ho più idee degli altri, dò agli altri queste idee; se le accettano, questo è comandare.
Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto.
Se infelice è l’innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.
Se vuoi sapere quanto buio hai intorno, devi aguzzare lo sguardo sulle fioche luci lontane.
Tutto può cambiare, ma non il linguaggio che ci portiamo dentro, come un mondo tutto esclusivo e alla fine paragonabile all’utero della propria madre.
Tutto è già cominciato prima, la prima riga della prima pagina di ogni racconto si riferisce a qualcosa che è già accaduto fuori dal libro.
L’amore come la golosità, sono piaceri di grande soddisfazione.
L’inconscio è l’oceano dell’indicibile, di tutto ciò che è stato espulso dalla terra del linguaggio, rimosso come risultato di un’antica proibizione.
La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stesso.
La fantasia è un posto dove ci piove dentro.
La lettura è un atto necessariamente individuale, molto più dello scrivere.
La lettura è solitudine. Si legge da soli anche quando si è in due.
La macchina dell’oppressione sempre si rivolta contro chi la serve.
La menzogna non è nel discorso, è nelle cose.
La razza umana è una zona di cose viventi che potrebbero essere definite tracciando i propri confini.
La vita è un insieme di avvenimenti, di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l’insieme.
Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.
Anche ricordare il male può essere un piacere quando il male è mescolato non dico al bene ma al vario, al mutevole, al movimentato, insomma a quello che posso pure chiamare il bene e che è il piacere di vedere le cose a distanza e di raccontarle come ciò che è passato.
Ascoltare qualcuno che legge ad alta voce è molto diverso che leggere in silenzio. Quando leggi, puoi fermarti o sorvolare sulle frasi: il tempo sei tu che lo decidi. Quando è un altro che legge è difficile far coincidere la tua attenzione col tempo della sua lettura: la voce va o troppo svelta o troppo piano.
Chi ha occhio, trova quel che cerca anche ad occhi chiusi.
Così, a cavallo del nostro secchio, ci affacceremo al nuovo millennio, senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo capaci di portarvi.
Credo alla pedagogia repressiva. Con i ragazzi bisogna essere duri.
D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
I lettori sono i miei vampiri.
I rivoluzionari sono più formalisti dei conservatori.
Il posto ideale per vivere è quello dove è più naturale vivere come stranieri.
un autore a caso