Aforismi e citazioni di Georges Bernanos
Aforismi e citazioni di Georges Bernanos
Lo stato moderno non ha più nient’altro che diritti: non riconosce più i doveri.
All’inferno ci va chi ci crede.
Quelli che io chiamo a raccolta non sono certo numerosi. Non cambieranno nulla alle faccende del mondo, ma è per loro, è per loro che sono nato.
Ho perso l’infanzia, ma la posso riconquistare attraverso la santità.
La democrazia è un’invenzione di intellettuali.
Grazie al progresso tecnologico e alla settimana di sei ore, i cittadini cambierebbero autocrate ogni sabato sera.
Lo sguardo della Vergine è il solo veramente infantile, il solo vero sguardo di bambino che mai si sia posato sulla nostra vergogna e sulla nostra miseria.
L’intellettuale è così spesso un imbecille che dovremmo sempre considerarlo tale fino a prova contraria.
Il peccato ci fa vivere alla superficie di noi stessi.
Quando il popolo penserà esattamente come voi, la questione sociale sarà vicinissima a esser risolta, e al minimo prezzo.
In virtù dei mezzi meccanici vi è consentito di spostare i vostri imbecilli non solo di città in città, da provincia a provincia, ma da nazione a nazione, da continente, perfino, a continente.
È più facile di quanto si creda odiarsi. La grazia è dimenticare.
La speranza è un rischio che bisogna correre.
La vita, è sempre amore e cattiveria. La vita, sempre le stesse canzoni.
Chi cerca la verità dell’uomo deve farsi padrone del suo dolore.
La tentazione ci allena, il dubbio è un tormento.
Il capo non sarà giudicato dalle sue intenzioni: avendo assunto l’incarico, rimane responsabile dei risultati.
Il popolo ha perduto il suo proprio carattere, la sua originalità razziale e culturale ed è diventato un immenso serbatoio di stupidi intrighi, cui si aggiunge un minuscolo semenzaio di futuri borghesi.
La stampa italiana si dà oggi molto da fare per giustificare agli occhi di questi ultimi la distruzione di massa, per mezzo dei gas, del materiale abissino.
La democrazia è la forma politica del capitalismo.
Il mito del progresso ha reso buoni servigi alle democrazie.
I nostri antenati hanno fatto essi pure fortuna, come questo signore coi negri, però non si sentivano obbligati a elaborare perciò una filosofia.
Una volta usciti dall’infanzia, occorre soffrire molto a lungo per rientrarvi.
Il diavolo è l’amico che non resta mai fino alla fine.
Nelle mani dei potenti la giustizia non è che uno strumento di governo come gli altri.
Lo scandalo non sta nel non dire la verità, ma di non dirla tutta intera, introducendo per distrazione una menzogna che la lascia intatta all’esterno, ma che gli corrode, così come un cancro, il cuore e le viscere.
Le elezioni favoriscono i chiacchieroni.
Dubitare di sé non è umiltà, credo persino che spesso sia la forma più esaltata, quasi delirante, dell’orgoglio, una sorta di ferocia gelosa che fa rivoltare un disgraziato contro se stesso, per divorarsi. Il segreto dell’inferno dev’essere in ciò.
Il regime dei sospetti è anche il regime della delazione.
Confondere la lussuria, propria all’uomo, con il desiderio che ravvicina i sessi è lo stesso che dare il medesimo nome al tumore e all’organo ch’esso divora e di cui avviene che la deformità riproduca spaventosamente l’aspetto.
Esiste una borghesia di sinistra e una borghesia di destra. Non c’è invece un popolo di sinistra e un popolo di destra, c’è un popolo solo.
Un ventre di un miserabile ha più bisogno d’illusioni che di pane.
Il cuore a vent’anni si posa dove l’occhio si posa.
Una civiltà non crolla come un edificio e si porebbe dire in modo più esatto che si svuota poco a poco della sua sostanza finchè non ne resta che la scorza.
Machiavelli scriveva rivolgendosi solo a un certo numero di iniziati. I dottrinari del realismo politico parlano al pubblico.
Si prega l’angelo trombettiere di suonare forte: il defunto è duro di orecchie.
La purezza non ci è prescritta come un castigo, è invece una delle condizioni misteriose ma evidenti di quella conoscenza soprannaturale di se stessi e del mondo che si chiama fede.
Solo gli imbecilli sanno fare bene l’amore.
L’umanità ha paura di se stessa. Sta sacrificando la sua libertà alla paura che ha di sé medesima.
Solidamente radicata al proprio terreno natale come un banco di mitili allo scoglio, la colonia degli imbecilli può essere ritenuta innocua e perfino capace di fornire allo stato e all’industria un prezioso materiale. L’imbecille è innanzitutto abitudinario e vive di partito preso.
Diffido della pietà. Esalta in me sentimenti piuttosto vili, un prurito di tutte le piaghe dell’anima.
L’ottimista è un imbecille felice, il pessimista un imbecille infelice.
È chiaro che la moltiplicazione dei partiti a tutta prima lusinga la vanità degli imbecilli. Dona loro l’illusione di scegliere.
È meglio mille volte crepare che vivere nel mondo che state per costruire. È già diventato impossibile sentir parlare di guerra di diritto senza che si mettano a ridere perfino i dispeptici.
Il mondo sarà giudicato dai ragazzini. Lo spirito d’infanzia giudicherà il mondo.
Una civiltà non crolla come un edificio, ma si vuota a poco a poco della sua sostanza finché non resta che la scorza.
Dio ci scampi anche dai santi!
Il desiderio della preghiera è già una preghiera.
Una delle più incomprensibili disgrazie dell’uomo è che egli debba confidare ciò che ha di più prezioso a qualcosa di così instabile, di così plastico, ahimè, come la parola.
Nello spirito della rivolta c’è un odio o disprezzo di principio per l’umanità. Temo che il ribelle non sarà mai capace di nutrire per coloro che ama un amore altrettanto grande dell’odio che nutre per coloro che odia.
A che serve parlare del passato? M’importa solo l’avvenire, e non mi sento ancora capace di guardarlo in faccia.
Scrivo nei caffè, col rischio di passare per un ubriacone, e difatti lo sarei forse diventato se le potenti repubbliche non colpissero col dazio, crudelmente, gli alcool consolatori.
Non fosse per la vigilante pietà di Dio, mi sembra che al primo prender coscienza di se stesso l’uomo ricadrebbe in polvere.
Il vuoto affascina coloro che non osano guardarlo in faccia, vi si buttano per paura di cadervi.
Muoio ogni notte per resuscitare ogni mattina. Ogni notte è quella della Santissima Agonia.
Quel che voi chiamate semplicità è proprio il suo contrario. Voi siete facili, non semplici.
La speranza è un rischio da correre. È addirittura il rischio dei rischi.
Sono quasi soltanto le classi medie a fornire l’esemplare tipo dell’imbecille.
La scienza libera soltanto un esiguo numero di spiriti fatti per essa, predestinati. Asservisce gli altri.
I discorsi amorosi mi irritano, si lamentava la margherita. Appena comincia una storia sentimentale, ci lascio tutti i miei petali.
Nostro Signore, sposando la povertà, ha talmente elevato il povero in dignità che non si potrà più farlo scendere dal suo piedistallo. Gli ha dato un antenato. E quale antenato!
Le cose piccole hanno l’aria di nulla ma danno la pace. Sono come i fiori dei campi verdi. Li crediamo senza profumo e tutti insieme imbalsamano l’aria.
L’inferno è non amare più.
È il timore incessante della paura, la paura della paura che modella il viso dell’uomo coraggioso.
Mi sforzo di parlare sempre senza ironia. So bene che l’ironia non ha mai toccato il cuore di nessuno.
un autore a caso