Aforismi e citazioni di Alessandro Baricco
Aforismi e citazioni di Alessandro Baricco
“A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran.
Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave". Ci rimasi secco. Fran.” [Novecento. Un monologo]
“- È uno strano dolore.
“Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde.” [Castelli di rabbia]
“Perché è così che ti frega, la vita. Ti piglia quando hai ancora l'anima addormentata e ti semina dentro un'imagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità. Lo sopri dopo, quando è roppo tardi. E già sei, per sempre, un esule: a migliaia di chilometri da quell'immagine, da quel suono, da quell'odore. Alla deriva.” [Castelli di rabbia]
“-Ogni tanto mi chiedo che cosa stiamo aspettando?
-Che sia troppo tardi.” [Oceano mare]
“Non ti amo per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti amo perchè il desiderio di te è più forte di qualsiasi felicità.” [Oceano mare]
“Perché nessuno possa dimenticare che non si è mai lontani abbastanza per trovarsi, mai.” [Oceano mare]
“Tutta quella città… non se ne vedeva la fine… /
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine? /
E il rumore /
Su quella maledettissima scaletta… era molto bello, tutto… e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c’era problema /
Col mio cappello blu /
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino /
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino /
Primo gradino, secondo /
Non è quel che vidi che mi fermò /
È quel che
vidi /
Puoi capirlo, fratello?,
… lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne /
C’era tutto /
Ma non c’era
. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo /
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro.
, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88.
sei infinito.
a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu /
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me /
Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi /
Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita /
Se quella tastiera è infinita, allora /
Su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio /
Cristo, ma le vedevi le strade? /
Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una /
A scegliere una donna /
Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire /
Tutto quel mondo /
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce /
E quanto ce n’è /
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla… /
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.” [Novecento. Un monologo]
“C'è una dignità immensa, nella gente, quando si porta addosso le proprie paure, senza barare, come medaglie della propria mediocrità.” [Castelli di rabbia]
“Sensazione meravigliosa. Di quando il destino finalmente si schiude, e diventa sentiero distinto, e ormai inequivocabile, e direzione certa. Il tempo interminabile dell'avvicinamento. Quell'accostarsi. Si vorrebbe non finisse mai. Il gesto di consegnarsi al destino. Quella è un'emozione: Senza più dilemmi, senza più menzogne. Sapere dove. E raggiungerlo. Qualunque sia, il destino.” [Oceano mare]
“- Com'è l'Africa? - gli chiedevano.
- Stanca.” [Seta]
“Tutto quello che c'era io l'ho visto guardando te. E sono stata ovunque, stando con te. E' una cosa che non riuscirò mai a spiegare a nessuno, ma è così. Me la porterò dietro e sarà il mio segreto più bello.” [Oceano mare]
“Venivano dai più lontani estremi della vita, questo è stupefacente, da pensare che mai si sarebbero sfiorati se non attraversando da capo a piedi l'universo, e invece neanche si erano dovuti cercare, questo è incredibile, e tutto il difficile è stato riconoscersi, riconoscersi, una cosa di un attimo, il primo sguardo è già lo sapevano, questo è il meraviglioso. Questo continuerebbero a raccontare, per sempre, nelle terre di Carewall, perché nessuno possa dimenticare che non si è mai lontani abbastanza per trovarsi, mai - lontani abbastanza - per trovarsi - lo erano quei due, lontani più di chiunque altro.” [Oceano mare]
“Così adesso,volendo riassumere volendo, il problema è questo,che ho tante strade intorno e nessuna dentro.” [Oceano mare]
“Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando.
Silenzio.
Che sia troppo tardi, madame.” [Oceano mare]
“Non è per cambiare che si ricomincia da capo. Si ricomincia da capo per cambiare tavolo. Si ha sempre questa idea di essere capitati nella partita sbagliata, e che con le nostre carte chissà cosa saremmo riusciti a fare se solo ci sedevamo a un altro tavolo da gioco.” [Tre volte all'alba]
“Jasper Gwyn mi ha insegnato che non siamo personaggi, siamo storie, disse Rebecca. Ci fermiamo all'idea di essere un personaggio impegnato in chissà quale avventura, anche semplicissima, ma quel che dovremmo capire è che noi siamo tutta la storia, non solo quel personaggio. Siamo il bosco dove cammina, il cattivo che lo frega, il casino che c'è attorno, tutta la gente che passa, il colore delle cose, i rumori.” [Mr Gwyn]
“La prima cosa è il mio nome, la seconda quegli occhi, la terza un pensiero, la quarta la notte che viene, la quinta quei corpi straziati, la sesta è la fame, la settima orrore, l'ottava i fantasmi della follia, la nona è carne e la decima è un uomo che mi guarda e non mi uccide.” [Oceano mare]
“Potevi pensare che era matto. Ma non era così semplice. Quando uno ti racconta con assoluta esattezza che odore c’è in Bertham Street, d’estate, quando ha appena smesso di piovere, non puoi pensare che è matto per la sola stupida ragione che in Bertham Street, lui, non c’è mai stato. Negli occhi di qualcuno, nelle parole di qualcuno, lui, quell’aria, l’aveva respirata davvero. A modo suo: ma davvero. Il mondo, magari, non l’aveva visto mai. Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave: ed erano ventisette anni che lui, su quella nave, lo spiava. E gli rubava l’anima.
In questo era un genio, niente da dire. Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli suon buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia… Tutta scritta, addosso. Lui leggeva, e con cura infinita, catalogava, sistemava, ordinava… Ogni giorno aggiungeva un piccolo pezzo a quella immensa mappa che stava disegnandosi nella testa, immensa, la mappa del mondo, del mondo intero, da un capo all’altro, città enormi e angoli di bar, lunghi fiumi, pozzanghere, aerei, leoni, una mappa meravigliosa.” [Novecento. Un monologo]
“Era d'altronde uno di quegli uomini che amano assistere alla propria vita, ritenendo impropria qualsiasi ambizione a viverla.
Si sarà notato che essi osservano il loro destino nel modo in cui, i più, sono soliti osservare una giornata di pioggia.” [Seta]
“È uno strano dolore... morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai.” [Seta]
“La realtà sfuma e tutto diventa memoria.
Perfino tu, a poco a poco, hai cessato di essere un desiderio e sei diventato un ricordo.” [Oceano mare]
“Poi non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada. Così, io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No.
Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. È lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatto tanto di quel male che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.” [Oceano mare]
“Tu eri morto – disse – e non c'era più niente di bello, al mondo.” [Seta]
“«Perché è così che ti frega, la vita. Ti piglia quando hai ancora l'anima addormentata e ti semina dentro un'immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità. Lo scopri dopo, quand'è troppo tardi. E già sei, per sempre, un esule: a migliaia di chilometri da quell'imagine, da quel suono, da quell'odore. Alla deriva.»” [Castelli di rabbia]
“Addio, Dann. Addio, piccolo signor Rail, che mi hai insegnato la vita. Avevi ragione tu: non siamo morti. Non è possibile morire vicino a te. Perfino Mormy ha aspettato che tu fossi lontano per farlo. Adesso sono io che vado lontano. E non sarà vicino a te che morirò. Addio, mio piccolo signore, che sognavi i treni e sapevi dov'era l'infinito. Tutto quel che c'era io l'ho visto, guardando te. E sono stata ovunque, stando con te. È una cosa che non riuscirò a spiegare mai a nessuno. Ma è così. Me la porterò dietro, e sarà il mio segreto più bello. Addio, Dann. Non pensarmi mai, se non ridendo. Addio.” [Castelli di rabbia]
“Scivolò via come un'onda, solo più bella delle altre.” [Oceano mare]
“Quel che aveva capito, con certezza assoluta, era che vivere senza di lui sarebbe stato, per sempre, la sua occupazione fondamentale, e che da quel momento le cose avrebbero avuto ogni volta un’ombra, per lei, un’ombra in più, perfino nel buio, e forse soprattutto nel buio.”
― [Tre volte all'alba]
“Qualcuno diceva: ha qualcosa addosso, come una specie di infelicità.” [Seta]
“Improvvisamente vide ciò che pensava invisibile. La fine del mondo.” [Seta]
“Quello che per primo vede l'America. Su ogni nave ce n'è uno. E non bisogna pensare che succeda per caso, no... e nemmeno per una questione di diottrie, è il destino, quello. Quella è gente che da sempre c'aveva già quell'istante stampato nella vita. E quando erano bambini, tu potevi guardarli negli occhi , e se guardavi bene, già la vedevi, l'America, già li pronta a scattare, a scivolare giù per nervi e sangue e che ne so io, fino al cervello e da lì alla lingua, fin dentro quel grido
” [Novecento. Un monologo]
“Di cosa siamo capaci, pensò. Crescere, amare, fare figli, invecchiare - e tutto questo mentre anche siamo altrove, nel tempo lungo di una risposta non arrivata, o di un gesto non finito. Quanti sentieri, e a che passo differente risaliamo, in quello che se sembra un unico viaggio.” [Mr Gwyn]
“mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, […] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, […] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, […], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, […] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai…”
― [City]
“Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio.” [Novecento. Un monologo]
“Così finì per capire che si trovava in una situazione nota a molti umani, ma non per questo meno dolorosa: ciò che, solo, li fa sentire vivi, è qualcosa che però, lentamente, è destinato ad ammazzarli. I figli per i genitori, il successo per gli artisti, le montagne troppo alte per gli alpinisti. Scrivere libri, per Jasper Gwyn.” [Mr Gwyn]
“I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire pur di star dietro a un proprio desiderio. Si fa la schifezza e poi la si paga. E solo questo è davvero importante: che quando arriva il momento di pagare uno non pensi a scappare e stia lì, dignitosamente, a pagare. Solo questo è importante.” [Castelli di rabbia]
“Lui diceva: “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”.” [Novecento. Un monologo]
“Ognuno di noi, ha bisogno di sogni per vivere.” [Oceano mare]
“Ha 38 anni Bartleboom, lui pensa che da qualche parte, nel mondo, incontrerà un giorno una donna che, da sempre, è la sua donna. Ogni tanto si rammarica che il destino si ostini a farlo attendere con tanta indelicata tenacia, ma col tempo ha imparato a considerare le cosa con grande serenità. Quasi ogni giorno ormai da anni, prende la penna in mano e le scrive. Non ha nomi e non ha indirizzi da mettere sulle buste: ma ha una vita da raccontare. E a chi se non a lei?
Lui pensa che quando si incontreranno sarà bello posarle in grembo una scatola di mogano piena di lettere e dirle: "ti aspettavo!"
Lei aprirà la scatola e lentamente quando vorrà leggerà le lettere una ad una e risalendo un chilometrico filo di inchiostro blu, si prenderà gli anni, i giorni gli istanti, che quell'uomo prima ancora di conoscerla le aveva regalato.
O forse, più semplicemente, capovolgerà la scatola e attonita davanti quella buffa nevicata di lettere sorriderà dicendo a quell'uomo: "tu sei matto!"... e per sempre lo amerà!” [Oceano mare]
“Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio.
Non sono pazzo, fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci. Siamo astuti come animali affamati. Non c’entra la pazzia. È genio, quello. È geometria. Perfezione. I desideri stavano strappandomi l’anima. Potevo viverli, ma non ci son riuscito.
Allora li ho incantati.” [Novecento. Un monologo]
“Torneranno. È sempre difficile resistere alla tentazione di tornare, non è vero?” [Seta]
“Chi può capire qualcosa della dolcezza se non ha mai chinato la propria vita, tutta quanta, sulla prima riga della prima pagina di un libro? No, quella è la sola e più dolce custodia di ogni paura-un libro che inizia.” [Castelli di rabbia]
“Non sarebbe poi niente se solo non si avesse di fonte l'infinito.” [Castelli di rabbia]
“Suonavamo perché l'Oceano è grande, e fa paura, suonavamo perché la gente non sentisse passare il tempo, e si dimenticasse dov'era, e chi era. Suonavamo per farli ballare, perché se balli non puoi morire, e ti senti Dio. E suonavamo il ragtime, perché è la musica su cui Dio balla, quando nessuno lo vede.
Su cui Dio ballava, se solo era negro.” [Novecento. Un monologo]
“Stava pensando alla misteriosa permanenza dell'amore, nella corrente mai ferma della vita.” [Tre volte all'alba]
“Poi tirò dalla borsa un paio di caramelle, erano rotonde, agli agrumi, e ne offrì una a Jasper Gwyn.
-Grazie, no, davvero, disse lui.
-Ma figuriamoci un po'!, disse lei.
Lui sorrise e prese la caramella.
-Il fatto che siano sparse nella borsa non vuol dire che facciano schifo, disse lei.
-No, certo.
-Ma ho notato che la gente è propensa a crederlo.” [Mr Gwyn]
“Sabbia a perdita d'occhio, tra le ultime colline e il mare - il mare - nell'aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord.
La spiaggia. E il mare.
Potrebbe essere la perfezione immagine per occhi divini mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità - verità - ma ancora una volta è il salvifico granello dell'uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un'inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatasi sulla perfezione della spiaggia sterminata. A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di
un uomo e di un cavalletto da pittore.
Il cavalletto è ancorato con corde sottili a quattro sassi posati nella sabbia. Oscilla impercettibilmente al vento che sempre soffia da nord. L'uomo porta alti stivali e una grande giacca da pescatore. Sta in piedi, di fronte al mare, rigirando tra le dita un pennello sottile. Sul cavalletto, una tela.” [Oceano mare]
“Temo che il senso della vita sia estorcere la felicità a se stessi, tutto il resto è una forma di lusso dell'animo, o di miseria, dipende dai casi.” [Una certa idea di mondo]
“Capiva solo che nulla è più forte di quell'istinto a tornare dove ci hanno spezzato, e a replicare quell'istante per anni. Solo pensando che chi ci ha salvati una volta lo possa poi fare per sempre.” [Without Blood]
“Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa... e la vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire... Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi... Eppure c'era sempre uno, uno solo, uno che per primo... la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte... magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni... alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare... e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov'era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l'America.
Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia, con la faccia di uno che l'aveva fatta lui l'America. La sera, dopo il lavoro, e le domeniche, si era fatto aiutare dal cognato, muratore, brava persona... prima aveva in mente qualcosa in compensato, poi... gli ha preso un po' la mano, ha fatto l'America... Quello che per primo vede l'America. Su ogni nave ce n'è uno.” [Novecento. Un monologo]
“[la vendetta] è il solo farmaco che ci sia contro il dolore, tutto quello che si è trovato per non impazzire, è la droga con cui ci rendono capaci di combattere.” [Without Blood]
“Aveva quella bellezza di cui solo i vinti sono capaci. E la limpidezza delle cose deboli. E la solitudine, perfetta, di ciò che si è perduto.”
― [Oceano mare]
“Come vedete non è che io non abbia le idee chiare, le ho chiarissime, ma solo fino a un certo punto della questione. So perfettamente qual è la domanda. E' la risposta che mi manca.” [Oceano mare]
“Ogni tanto, nelle giornate di vento, scendeva fino al lago e passava ore a guardarlo, giacché, disegnato sull'acqua, gli pareva di vedere l'inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita.” [Seta]
“« Quello che avrei potuto dirle, per aiutarla, l'ho capito solo più tardi ripensando a quel giorno, al suo salto, alla sua follia. Le avrei dovuto dire che tanti saltano nello stesso modo via dalla loro vita, oltre se stessi, rischiando tutto per sentirsi davvero vivi. Avrei dovuto dirle che tutti lo fanno chiusi nelle loro paure, chiusi dentro la botte mefitica delle loro paure. Un posto piccolissimo, molto nero, dove sei solo, e fai fatica a respirare. Non c'è nulla che si possa fare per cambiare le cose e già si è fortunati se qualcuno ha avuto per noi l'attenzione di mettere una piccola musica, là dentro; o se capita di avere un amico ad aspettarci in un'ansa del fiume per riportarci a casa, in una qualche casa.
Questo, le avrei dovuto dire. Invece solo la strinsi fa le mie braccia, e non fui capace di dire niente. Piccola Rachel...
Davvero si sarebbe meritata un giorno di gloria, lei e quegli altri due matti, sa il cielo come mi mancano. Ma non è andata così, spesso non va così. Si semina, si raccoglie, e non c'è nesso tra una cosa e l'altra. Ti insegnano che c'è, ma... non so, io non l'ho mai visto. Accade di seminare, accade di raccogliere, tutto lì.
“La gente fa così, è cattiva con quelli che perdono.”
― [Novecento. Un monologo]
“Lo capì d'improvviso, con la velocità fulminante con cui si comprendono alle volte, molto tempo dopo, cose che sono sotto gli occhi da sempre, solo a saperle guardare.” [Mr Gwyn]
“Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume - immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare.” [Oceano mare]
“Semplicemente, senza che un solo angolo del suo volto si muovesse, e assolutamente in silenzio, iniziò a piangere, in quel modo che è un modo bellissimo, un segreto di pochi, piangono solo con gli occhi, come bicchieri pieni fino all'orlo di tristezza, e impassibili mentre quella goccia di troppo alla fine li vince e scivola giù dai bordi, seguita poi da mille altre, e immobili se ne stanno lì mentre gli cola addosso la loro minuta disfatta.” [Castelli di rabbia]
“Talento, coraggio, cattiveria, errori fortunati e un profondo, coerente, indefettibile senso dell’economia. Quando parlo di economia non parlo solo di denaro. Questa famiglia non spreca niente. Mi segue?
Certo.
Vede, qui si è propensi a credere che l’infelicità sia uno spreco di tempo e quindi una forma di lusso che per ancora un certo numero di anni nessuno si potrà permettere. Forse un domani. Ma, per adesso, a nessuna circostanza della vita, per quanto penosa, è concesso di rubare agli animi qualcosa di più di un momentaneo smarrimento.” [La Sposa giovane]
“Signore Buon Dio
abbiate pazienza
son di nuovo io.” [Oceano mare]
“Voglio dire che prima o poi smetterà di rompermi i coglioni ovunque io vada, e io proverò lo stesso sollievo che si prova quando in una stanza si spegne il motore del frigorifero, ma anche lo stesso sgomento inevitabile, e la sensazione, che lei certo conoscerà, di non essere sicuri di sapere cosa farsene di quell'improvviso silenzio, e forse di non esserne in fondo all'altezza. Le sembra di aver capito?”
― [Mr Gwyn]
“Se devo dimenticarti mi ricorderò di farlo, ma non chiedermi poi di dimenticare che me ne sono ricordato.” [Mr Gwyn]
“Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: “A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave”.
Ci rimasi secco.
Fran.” [Novecento. Un monologo]
“Un giorno, che eravamo seduti in un parco, mi spiegò che tutti abbiamo una certa idea di noi stessi, magari appena abbozzata, confusa, ma alla fine siamo portati ad avere una certa idea di noi stessi, e la verità è che spesso quell'idea la facciamo coincidere con un certo personaggio immaginario in cui ci riconosciamo.” [Mr Gwyn]
“E poi chi l'ha detto che si deve proprio vivere allo scoperto, sempre sporti sul cornicione delle cose, a cercare l'impossibile, a spiare tutte le scappatoie per sguasciare via dalla realtà? E' proprio obbligatorio essere eccezionali? Io non lo so. Ma mi tengo stretta questa vita mia e non mi vergogno di niente: nemmeno delle mie soprascapre. C'è una dignità immensa, nella gente, quando si porta addosso le proprie paure, senza barare, come medaglie della propria mediocrità. E io sono uno di quelli.” [Castelli di rabbia]
“Il resto del suo tempo lo consumava in una liturgia di abitudini che riuscivano a difenderlo dall’infelicità.” [Seta]
“Se sei una conchiglia, è importante l'ordine. Se sei guscio e animale, tutto deve essere perfetto. L'esattezza ti salverà.” [Without Blood]
“Aveva con sé l'inattaccabile quiete degli uomini che si sentono al loro posto. Ogni tanto, nelle
giornate di vento, scendeva attraverso il parco fino al lago, e si fermava per ore, sulla riva, a
guardare la superficie dell'acqua incresparsi formando figure imprevedibili che luccicavano a caso,
in tutte le direzioni. Era uno solo, il vento: ma su quello specchio d'acqua, sembravano mille, a
soffiare. Da ogni parte. Uno spettacolo. Lieve e inspiegabile.
Ogni tanto, nelle giornate di vento, Hervé Joncour scendeva fino al lago e passava ore a guardarlo,
giacché, disegnato sull'acqua, gli pareva di vedere l'inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la
sua vita.” [Seta]
“Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità. E lo sapevo che poi la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce ad immaginarsi il desiderio. Ma non ho cercato di fermarmi, né di fermarti. Sapevo che lo avrebbe fatto lei. E lo ha fatto. È scoppiata tutto d'un colpo.” [Oceano mare]
“Per mille volte cercò gli occhi di lei, e per mille volte lei trovò i suoi.” [Seta]
“n tutto quel fragore io sentii il suono della punta di bronzo che cadeva sul legno della tolda. E Aiace capì. Che quello era il mio giorno, e che gli dei erano con me. Indietreggiò, finalmente, lo fece, indietreggiò. E io salii su quella nave. E le diedi fuoco.
“[...]
-Il complicato arriva quando uno si accorge che ha un desiderio di cui si vergogna: ha una voglia pazzesca di qualcosa che non può fare, o è orrendo, o fa del male a qualcuno. Okay?
-Okay.
-E allora si chiede: devo starlo a sentire questo desiderio o devo togliermelo dalla testa?
-Già.
-Già. Uno ci pensa e alla fine decide. Per cento volte se lo toglie dalla testa, poi arriva il giorno che se lo tiene e decide di farla quella cosa di cui ha tanta voglia: e la fa: ed eccola lì la schifezza.
-Però non dovrebbe farla, vero, la schifezza?
-No. Ma sta' attento: dato che noi non siamo calzini ma persone, non siamo qui con il fine principale di essere puliti. I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire pur di star dietro a un proprio desiderio. Si fa la schifezza e poi la si paga. E solo queso è davvero importante: che quando arriva il momento di pagare uno non pensi di scappare e stia lì, dignitosamente, a pagare. Solo questo è importante.” [Castelli di rabbia]
“La sconcertante scoperta di quanto sia silenzioso, il destino, quando, d'un tratto, esplode.” [Oceano mare]
“...rimane l'ombra di un sapore che la costringe a pensare acqua di mare, quest'uomo dipinge il mare con il mare” [Oceano mare]
“Si incontreranno per tre volte, ma ogni volta sarà l’unica, e la prima, e l’ultima.”
― [Tre volte all'alba]
“Ho capito che non si cambia veramente mai, non c’è modo di cambiare, come si è da piccoli si è tutta la vita, non è per cambiare che si ricomincia da capo.
Si ricomincia da capo per cambiare tavolo, disse.
Si ha sempre questa idea di essere capitati nella partita sbagliata, e che con le nostre carte chissà cosa saremmo riusciti a fare se solo ci sedevamo a un altro tavolo da gioco.” [Tre volte all'alba]
“Due pezzi di puzzle. Fatti l'uno per l'altro. Da qualche parte del cielo un vecchio Signore, in quell'istante, li aveva finalmente ritrovati.
- Diavolo! Lo dicevo Io che non potevano essere scomparsi.” [Oceano mare]
“Volevo dire che io la voglio, la vita, farei qualsiasi cosa per poter averla, tutta quella che c'è, tanta da impazzirne, non importa, posso anche impazzire ma la vita quella non voglio perdermela, io la voglio, davvero, dovesse anche fare un male da morire è vivere che voglio.
Ce la farò, vero?” [Oceano mare]
“Anche se dovesse far male da morire, è vivere che voglio.” [Oceano mare]
“Trascorsero insieme settimane di piccola, intaccabile felicità.” [Seta]
“Passarono ore, seduti uno accanto all'altro, a parlare e a tacere.” [Seta]
“Non riusciva a trattenersi. Non diceva mai la cosa che avrebbe dovuto dire. Gliene veniva in mente prima un'altra. Un attimo prima. Ma era più che sufficiente.”
― [Oceano mare]
“Poi stetterò un bel po' in silenzio, ognuno con i suoi pensieri, sembravano una coppia di quelle che si amano da tantissimo tempo e non hanno più bisogno di parlare.” [Mr Gwyn]
“Si muoveva come raccogliendo ogni volta pezzi di se stessa che non erano destinati a rimanere insieme. Il suo corpo sembrava il risultato di uno sforzo di volontà.” [Mr Gwyn]
“Il resto era ancora nulla. Inventarlo - questo sarebbe stato meraviglioso.” [Oceano mare]
“Quando si spense la seconda lampadina, entrambi si girarono a guardarla, per un attimo. Sembrava quando si aspettano le stelle cadenti, nelle notti d'estate.” [Mr Gwyn]
“Lo faceva nella luce di una felicità strana, che non aveva mai provato, e che pure, le parve, aveva portato con sé per anni, aspettandola. Le sembrò impossibile essere riuscita a fare altro, in tutto quel tempo, che custodirla e nasconderla.” [Mr Gwyn]
“-Io mi chiamo Dann Rail.
-E allora?
-No, niente, volevo dire che... stai per partire?
-Sì.
-Dove vai?
-E tu?
-Io da nessuna parte. Io non parto.
-E cosa fai qui?
-Sono venuto a prendere qualcuno.
-Chi?
-Te.” [Castelli di rabbia]
“Perché lui?
Perché conosco solo posti squallidi, e invece da lui è bello, e tu hai bisogno di stare in un posto bello.
(...) perché le cose intorno a lui e il modo che ha di parlarne sono il posto più bello al mondo, l'unico che ho.” [Tre volte all'alba]
“Il destino dà appuntamenti strani.” [Castelli di rabbia]
“Le ragioni sono dimenticati.”
― [Seta]
“«Cos’era?»
«Non lo so»
Gli si illuminarono gli occhi.
«Quando non sai cos’è, allora è jazz»” [Novecento. Un monologo]
“Novecento, tutto questo è assolutamente contrario al regolamento.
Novecento smise di suonare. Era un ragazzino di poche parole e di grande capacità di apprendimento. Guardò con dolcezza il comandante e disse:
In culo il regolamento.” [Novecento. Un monologo]
“Come le ho spiegato nella mia lettera sarebbe mio desiderio costruire una ferrovia di duecento chilometri perfettamente diritta, e le ho anche spiegato perché. La traiettoria di un proiettole è rettilinea e il treno è un proiettile sparato nell'aria. Sa, è molto bella l'immagine di un proiettile in corsa: è la metafora esatta del destino. Il proiettile corre e non sa se ammazzerà qualcuno o finirà nel nulla, ma intanto corre e nella sua corsa è già scritto che finirà a spappolare il cuore di un uomo o a scheggiare un muro qualunque. Lo vede il destino? Tutto è già scritto eppure niente si può leggere. I treni sono proiettili e sono anche loro esatte metafore del destino: molto più belle e molto più grandi.” [Castelli di rabbia]
“— Le risoluzioni definitive si prendono sempre e soltanto per uno stato d’animo che non è destinato a durare.
— Chi l’ha detto?
— Marcel Proust. Non sbagliava mai, quello.” [Mr Gwyn]
“Demoni.
Angeli andati a male.
Però bellissimi.” [Castelli di rabbia]
“Poi non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada. Così … Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo… salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera.” [Oceano mare]
“Scrivere a qualcuno è l’unico modo di aspettarlo senza farsi del male.” [Oceano mare]
“E' terribilmente difficile restare aggrappati alla propria dignità quando il sole sorto è troppo luminoso per i suoi occhi deboli, ed era questo a cui pensavo mentre andavamo a caccia di cattivi per le rovine di una città inesistente.” [Tre volte all'alba]
“Devo comunicarvi una cosa molto importante, monsieur. Facciamo tutti schifo. Siamo tutti meravigliosi, e facciamo tutti schifo.” [Seta]
“Cristo, ma le vedete le strade? Anche solo le strade! Ce n’era a migliaia! Come fate voi laggiù a sceglierne una? A scegliere una donna. Una casa, una terra che sia vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire. Tutto quel mondo… Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce… e quanto ce n’è. Non avete voi paura di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità… solo a pensarla? A viverla…
“Forse è che la vita, alle volte, ti gira in un modo che non c'é proprio più niente da dire.” [Seta]
“Quando lei aprì gli occhi lui sentì la propria voce dire piano: "Io ti amerò per sempre".” [Seta]
“Così, ben prima che in Dio, crediamo nell'uomo – e solo questo, all'inizio, è la fede.” [Emmaus]
“Il proiettile corre e non sa se ammazzerà qualcuno o finirà nel nulla, ma intanto corre e nella sua corsa è già scritto se finirà a spappolare il cuore di un uomo o a scheggiare un muro qualunque. Lo vede il destino? Tutto è già scritto eppure niente si può leggere.” [Castelli di rabbia]
“Quel che aveva pensato Jasper Gwyn era che quella ragazza era perfetta. Aveva in mente come la bellezza irrimediabile del suo viso suggerisse un desiderio che poi il suo corpo smentiva, con fare placido e lento, perfetto. Era veleno e antidoto - lo era in modo dolce ed enigmatico. jasper Gwyn non l'aveva incontrata una sola volta senza sentire l'infantile desiderio di toccarla, appena: ma come avrebbe potuto desiderare di posare le dita su un insetto lucente, o su un vetro coperto di vapore.”
― [Mr Gwyn]
“[...] era come se aspettasse che prima le si restituisse qualcosa.” [Mr Gwyn]
“Adesso non le riusciva di tornare indietro da nessuna parte, e nessun cammino pareva possibile d'altronde, senza di lui.” [Mr Gwyn]
“Per qualche ragione che non capiva, era finalmente sola, in modo perfetto, come soli non si è mai - o di rado, pensò, in qualche abbraccio da'amore” [Mr Gwyn]
“Solo a Hélène non riusciva a mentire.
-è proprio necessario che parta, Baldabiou?
-No.
-E allora perché?
-Io non posso fermarlo. E se lui vuole andare laggiù, posso solo dargli una ragione in più per tornare.” [Seta]
“Nella luce delle due ultime lapandine, lo studio era già una sacca nera, mantenuta in vita da due pupille di luce. Quando rimase l'ultima, era un sussurro. La guardavano da lontano, senza avvicinarsi, come per non sporcarla.” [Mr Gwyn]
“Rebecca pensò che quell'uomo la amava, solo che non lo sapeva, e non lo avrebbe mai saputo.” [Mr Gwyn]
“Rebecca non disse nulla, ma si buttò fra le braccia di Jasper Gwyn, il solo posto al mondo in cui, aveva deciso, sarebbe stato giusto piangere e non smettere per ore.” [Mr Gwyn]
“Se ne andò lasciando aperta la porta - camminava un po' di sbieco, come se dovesse infilarsi in uno spazio stretto e lo facesse per fuggire da ogni cosa che era.” [Mr Gwyn]
“[...] la condanna di quelli, molti, che non sono capaci di toccare senza far male [...]” [Mr Gwyn]
“Forse al vecchietto vennero delle specie di lacrime agli occhi, ma era impossibile dirlo, perché gli occhi dei vecchi piangono sempre un po'.” [Mr Gwyn]
“...rimane l'ombra di un sapore che la costringe a pensare acqua di mare, quest'uomo dipinge il mare con il mare.” [Oceano mare]
“Una luce è giusto uno spicchio di una storia. Se c'è una luce che è come lei, ci sarà anche un rumore, un angolo di strada, un uomo che cammina, molti uomini, una donna sola, cose del genere. Non si fermi alla luce, pensi a tutto il resto, pensi a una storia. Riesce a capire che esiste da qualche perte, e che se lei la trovasse, quello sarebbe il suo ritratto?” [Mr Gwyn]
“E la gente alla fine si riconosceva. Si riconoscevano nelle cose che accadevano, negli oggetti, nei colori, nel tono, in una certa lentezza, nella luce, e anche nei personaggi, certo, ma in tutti, non in uno, in tutti, simultaneamente - sa, siamo un sacco di cose, noi, e tutte insieme. [...] Quando fece a me il ritratto, io lo lessi, e alla fine, c'era un paesaggio, a un certo punto, quattro righe di un paesaggio, e io sono quel paesaggio, mi creda, io sono tutta quella storia, sono il suono di quella storia, il passo e l'atmosfera, e ogni personaggio di quella storia, ma con un'esattezza sconcertante sono perfino quel paesaggio, lo sono sempre stata, e lo sarò per sempre.” [Mr Gwyn]
“Era giunto alla conclusione che in media ogni umano ricorda distintamente il tempo di almeno otto giorni della sua vita. Lui andava in giro e chiedeva. Poiché ciascuno collegava il ricordo del tempo atmosferico a un momento particolare della sua vita (il matrimonio, la morte del padre, il primo giorno di guerra), Klarissa Rose finisce per costruire un'impressionante galleria di personaggi, magistralmente disegnati in pochi tratti, ma tutti salienti. Un affascinante mosaico di vita reale e perduta.” [Mr Gwyn]
“Certo... sai che musica però... con quelle mani, due, destre... se solo c’è un pianoforte...” [Novecento. Un monologo]
“Quando lei aprì gli occhi lui sentì la propria voce dire piano: "Io ti amerò per sempre.” [Seta]
“[...] Perchè ciò che si salverà non sarà mai quel che abbiamo tenuto al riparo dai tempi, ma ciò che abbiamo lasciato mutare, perchè ridiventasse se stessi un un tempo nuovo.”
― [I barbari. Saggio sulla mutazione]
“Ci disarma, infatti, l'inclinazione a pensare che la nostra vita sia, innanzitutto, un frammento conclusivo della vita dei nostri genitori, solo, affidato alla nostra cura. Come se ci avessero incaricato, in un momento di stanchezza, di tenere un attimo quell'epilogo per loro prezioso; ci si aspettava da noi che lo restituissimo, prima o poi, intatto. L'avrebbero poi ricollocato a posto, formando la rotondità di una vita completa, la loro.” [Emmaus]
“Cuori piccoli, li nutriamo di grandi illusioni, e al termine del processo camminiamo come discepoli a Emmaus, ciechi, al fianco di amici e amori che non riconosciamo, fidandoci di un Dio che sa più di se stesso. Per questo conosciamo l'avvio delle cose e poi non ne riceviamo la fine, mancando sempre il loro cuore. Siamo aurora ma epilogo, perenne scoperta tardiva.” [Emmaus]
“E per un attimo le tornò quell'argentea sfrontatezza che aveva da giovane, quando sapeva di non essere né peggio né meglio di tanti altri, ma solamente diversa, in un modo prezioso e inevitabile. Era quando tutto le faceva paura, ma ancora non aveva paura di niente.” [Tre volte all'alba]
“A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le emozioni.” [Castelli di rabbia]
“Negli occhi della gente si vede quello che vedranno, non quello che hanno visto. Così, diceva: quello che vedranno.” [Novecento. Un monologo]
“Stiamo generando una civiltà molto brillante, persino piacevole, ma che non sembra in grado di reggere l'onda d'urto del reale. E' una civiltà festiva, ma il mondo e la Storia non lo sono: smantellare la nostra capacità di pazienza, fatica, lentezza non finirà per produrre generazioni incapaci di resistere ai rovesci della sorte o anche solo alla violenza inevitabile di qualsiasi sorte? A furia di allenare skill leggere - si inizia a pensare - stiamo perdendo la forza muscolare necessaria al corpo a corpo col reale.” [The Game]
“Voglio raccontarvi quel che so, perchè anche voi capiate quello che io ho capito: la guerra è un'ossessione dei vecchi, che mandano i giovani a combatterla.” [Omero, Iliade - Edizione ragazzi]
“Dopo trentadue anni vissuti sul mare, sarebbe sceso a terra, per vedere il mare.” [Novecento. Un monologo]
“Poi prevalse la consapevolezza che la vita è sostanzialmente incoerente e la prevedibilità dei fatti una illusoria consolazione.” [Castelli di rabbia]
“Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri.
Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti. No.
Sono i desideri che salvano.”
― [Oceano mare]
“Questa è la riva del mare. […] Né terra né mare. E’ un luogo che non esiste.” [Oceano mare]
“[…] ed lì che io – io – è lì che alzo lo sguardo e lo vedo – io – lo vedo: il mare.
Per la prima volta, dopo giorni e giorni, lo vedo davvero.
E sento la sua voce immane e l’odore fortissimo e, dentro, la sua inarrestabile danza, onda infinita.
[…] Sembrava uno spettatore, perfino silenzioso, perfino complice.
Sembrava cornice, scenario, fondale.
Ora lo guardo e capisco: il mare era tutto. E’ stato fin dal primo momento, tutto.
[…] C’era lui nelle mani che uccidevano, nei morti che morivano, c’era lui nella sete e nella fame.
[…] Non ci sono colpevoli e innocenti, condannati e salvati.
C’è solo il mare.
Ogni cosa è diventata mare.” [Oceano mare]
“[…] ci sono tre tipi di uomini: quelli che vivono davanti al mare,
quelli che si spingono dentro il mare,
e quelli che dal mare riescono a tornare vivi.
[…] vedrai la sorpresa quando scoprirai quali sono i più felici.” [Oceano mare]
“Venga, le ho detto
Perchè?
Guardi fuori, è già l'alba.
E allora?
E' ora che lei torni a casa a dormire.
Che c'entra che ora è, sono mica una bambina.
Non è questione di ore, è questione di luce.
Che cavolo dice?
E' la luce giusta per tornare a casa, è fatta apposta per quello.
La luce?
Non c'è luce migliore per sentirsi puliti.” [Tre volte all'alba]
“Mi faccia il piacere di andare e cercare questo cavolo di mobile bar. In genere è sotto la tv."
"La soluzione più logica sarebbe di fianco al letto"
"Sbaglia. Il rumore non la farebbe dormire."
"Ma l'alcool si.” [Tre volte all'alba]
“Ma la donna disse che gran parte della gente sogna di ricominciare da cape, e aggiunse che in questo c'era qualcosa di commovente, non di pazzo. Disse che in realtà quasi nessuno poi, ricomincia da capo davvero, ma non si ha idea di quanto tempo la gente passi a fantasticare di farlo, e spesso proprio mentre è nel mezzo dei suoi guai, e della vita che vorrebbe lasciar perdere.” [Tre volte all'alba]
“Non è neanche detto che se ami davvero qualcuno, ma tanto, la cosa migliore che puoi farci insieme sia vivere.” [Tre volte all'alba]
“[…] per capire cosa vuol dire che la verità si concede solo all’orrore, e che per raggiungerla abbiamo dovuto passare da questo inferno, per vederla abbiamo dovuto distruggerci l’un l’altro, per averla abbiamo dovuto diventare belve feroci, per stanarla abbiamo dovuto spezzarci di dolore.
E per essere veri abbiamo dovuto morire.
Perché? Perché le cose diventano vere solo nella morsa della disperazione?” [Oceano mare]
“[…] lui era un uomo – inconsolabile. Questo, mi ha insegnato il ventre del mare.
Che chi ha visto la verità rimarrà per sempre inconsolabile.
E davvero salvato è colui che non è mai rimasto in pericolo.
[…] quel che abbiamo visto rimarrà nei nostri occhi, quel che abbiamo fatto rimarrà nelle nostre mani, quel che abbiamo sentito rimarrà nella nostra anima.
E per sempre, noi che abbiamo conosciuto le cose vere, per sempre, noi figli dell’orrore, per sempre, noi reduci dal ventre del mare, per sempre, noi saggi e sapienti, per sempre –
saremo inconsolabili. Inconsolabili. Inconsolabili.” [Oceano mare]
“Il problema è questa strada
bella strada
questa strada che corre
e scorre
e soccorre
ma non corre diritta […]
Curiosamente,
si disfa.” [Oceano mare]
“[...] Qualsiasi grande può regredire a inutile comparsa se una mutazione cambia il punto di vista e rende difficile annoverarlo fra i profeti dal nuovo mondo. [...] Non è tanto una questione di forza della singola opera e del singolo autore: è la prospettiva che detta la regola: poi, solo dopo, interviene quella forza, a orientare i giudizi.” [I barbari. Saggio sulla mutazione]
“La gente registra la convinzione, tipicamente barbara, che il passato è utile solo quando e dove può diventare, immediatamente, presente.” [I barbari. Saggio sulla mutazione]
“Non la scambierei per una nuova vocazione alla pace, non spererei tanto: ma credo, per quanto sia sgradevole a dirsi, che quel lungo respiro di sofferenza abbia suggerito, inconsapevolmente, un sospetto radicato per il tipo di cultura che ha generato tutto quello, o quanto meno l'ha permesso. Si devono essere chiesti, nella maniera più semplice, e in qualche recesso nascondibile della loro mente: non sarà che proprio quella idea di spiritualità, e di culto della profondità, è alla radice di quel disastro?” [I barbari. Saggio sulla mutazione]
“Se accedere al senso più nobile delle cose era una faccenda di determinazione, allora accedere al senso delle cose diventava quasi un privilegio riservato alla borghesia. Perfetto.” [I barbari. Saggio sulla mutazione]
“Chi avrebbe mai pagato per farsi smascherare da un pittore e per apprendere in casa quello che di se stesso si affannava a nascondere tutti i giorni?” [Mr. Gwyn & Three Times at Dawn]
“- [...] Ma giusto un frammento, una scena. Bastava.
- E la gente alla fine si riconosceva.
- Si riconoscevano nelle cose che accadevano, negli oggetti, nei colori, nel tono, in una certa lentezza, nella luce, e anche nei personaggi, certo, ma in tutti, non in uno, in tutti, simultaneamente - sa, siamo un sacco di cose, noi, e tutte insieme.” [Mr. Gwyn & Three Times at Dawn]
“Jasper Gwyn diceva che tutti siamo qualche pagina di un libro, ma di un libro che nessuno ha mai scritto e che invano cerchiamo negli scaffali della nostra mente. Mi disse che quello che cercava di fare era scrivere quel libro per la gente che andava da lui. Le pagine giuste.” [Mr. Gwyn & Three Times at Dawn]
“Quasi ogni giorno, ormai da anni, prende la penna in mano e le scrive. Non ha nomi e non ha indirizzi da mettere sulle buste: ma ha una vita da raccontare. E a chi, se non a lei? Lui pensa che quando si incontreranno sarà bello posarle sul grembo una scatola di mogano piena di lettere e dirle – Ti aspettavo.” [Oceano mare]
“Il bambino si spostò un po’ più in la sul davanzale. Aria fredda e vento da nord. Davanti fino all’infinito, il mare.
“Cosa ci fai tutto il tempo seduto qua sopra?”
“Guardo”
“Non c’è molto da guardare…”
“Scherzate?”
“Be’, c’è il mare, d’accordo, ma il mare è poi sempre quello, sempre uguale, mare fino all’orizzonte, se va bene ci passa una nave, non è che sia poi la fine del mondo.”
Il bambino si girò verso il mare, si rigirò verso Bartleboom, si girò ancora verso il mare, si rigirò ancora verso Bartleboom.
“Quanto vi fermerete qui?” gli chiese.
“Non so. Qualche giorno.
“Il bambino scese dal davanzale, andò verso la porta si fermò sulla soglia, rimase un po’ a studiare Bartleboom.
“Voi siete simpatico. Magari quando ve ne andrete sarete un po’ meno imbecille“.” [Oceano mare]
“[…] questa strada che corre scorre soccorre, sotto le ruote di questa carrozza, effettivamente, volendo attenersi ai fatti, non si disfa affatto. […] Ma il problema, lasciatevelo dire non sta qui. Non è di questa strada, fatta di terra e polvere e sassi, che stiamo parlando. La strada in questione è un’altra. E corre non fuori, ma dentro. Qui dentro. Non so se avete presente: la mia strada.
Una strada dentro, ce l’hanno tutti, cosa che facilità per lo più, l’incombenza di questo viaggio nostro, e solo raramente, la complica.” [Oceano mare]
“Così, ecco quello che siamo autorizzati a pensare della Grande Muraglia: non era tanto una mossa militare, quanto mentale. Sembra la fortificazione di un confine, ma in realtà, è l'invenzione di un confine. E' un'astrazione concettuale, fissata con tale fermezza e irrevocabilità da diventare monumento fisico e immane. E' un'idea scritta con la pietra. L'idea era che l'impero fosse la civiltà, il resto fosse barbarie, e quindi non-esistenza. L'idea era che non c'erano gli uomini, ma cinesi da una parte e barbari dall'altra. [...] La muraglia Cinese non difendeva dai barbari: li inventava. Non proteggeva la civiltà: la definiva.” [I barbari. Saggio sulla mutazione]
“Siamo gente schizofrenica, che al mattino ragione come Hegel, e dopo pranzo si muta in pesce, e respira con le branchie.” [I barbari. Saggio sulla mutazione]
“La gente registra la convinzione, tipicamente barbara, che il passato è utile solo quando e dove può diventare, immediatamente presente.” [I barbari. Saggio sulla mutazione]
“[…] Non è un problema di fatica, di paura della fatica, di rammollimento. Ve lo ripeto: per Monsieur Bertin quella fatica era un piacere. Aveva bisogno di sentirsi stanco, di quel tour de force lo rendeva grande, e sicuro di sé.” [I barbari. Saggio sulla mutazione]
“Avevano bisogno di trovare quel destino in se stessi: di dimostrare che una certa quale grandezza la possedevano senza bisogno che nessun altro gliela concedesse, né uomini, né re, né Dio.” [I barbari. Saggio sulla mutazione]
“È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio.” [Novecento. Un monologo]
“Uno che su una nave suona la tromba, non è che quando arriva la burrasca possa fare un granché. Può giusto evitare di suonare la tromba, tanto per non complicare le cose.” [Novecento]
“Potevi pensare che era matto. Ma non era così semplice. Quando uno ti racconta con assoluta esattezza che odore c'è in Bertham Street, d'estate, quando ha appena smesso di piovere, non puoi pensare che è matto per la sola stupida ragione che in Bertham Street, lui, non c'è mai stato. Negli occhi di qualcuno, nelle parole di qualcuno, lui, quell'aria, l'aveva respirata davvero. A modo suo: ma davvero. Il mondo, magari, non l'aveva visto mai. Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave, lo spiava. E gli rubava l'anima. In questo era un genio, niente da dire. Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia...” [Novecento. Un monologo]
“Non ha mura, Timbuktu, perché da sempre pensano, laggiù, che la sua bellezza, da sola, fermerebbe qualsiasi nemico.”
― [Oceano mare]
“A voler essere precisi, Novecento non esisteva nemmeno, per il mondo: non c'era città, parrocchia, ospedale, galera, squadra di baseball che avesse scritto da qualche parte il suo nome. Non aveva patria, non aveva data di nascita, non aveva famiglia. Aveva otto anni: ma ufficialmente non era mai nato.” [Novecento. Un monologo]
“Così... Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo... salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspettta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai.” [Oceano mare]
“Alla fine mi son ricordato di una cosa che ho imparato dai vecchi: falli parlare di quello che veramente conoscono e amano, e capirai cosa pensano del mondo. (Chiedigli come si immaginano il Paradiso, se vuoi capire cosa pensano della vita: non so più chi l’ha detta, ma è vera.) Io di cose che conosco davvero, e amo senza smettere mai, ne ho due o tre. Una è i libri. Mi è venuta un giorno questa idea: che se solo mi fossi messo lì a parlare di loro, prendendone uno per volta, solo quelli belli, senza smettere per un po’ – be’, ne sarebbe venuta fuori innanzitutto una certa idea di mondo. C’erano buone possibilità che fosse la mia.” [Una certa idea di mondo]
“Ma ci sono navi che si sono incagliate nei posti più assurdi. Una vita si può ben incagliare in una faccia qualunque.” [Castelli di rabbia]
“[…] Lui pensava, davvero, che gli uomini stanno sulla veranda della propria vita (esuli quindi da se stessi) e che questo è l'unico modo possibile, per loro, di difendere la propria vita dal mondo, giacché se solo si azzardassero a rientrare in casa (e ad essere se stessi, dunque) immediatamente quella casa regredirebbe a fragile rifugio nel mare del nulla, destinata ad essere spazzata via dal mare dell'Aperto, e il rifugio si tramuterebbe in trappola mortale, ragione per cui la gente si affretta a riuscire sulla veranda (e dunque da se stessa), riprendendo posizione là solo dove le è dato di arrestare l'invasione del mondo, salvando quanto meno l'idea di una propria casa, pur nella rassegnazione di sapere, quella casa, inabitabile. Abbiamo case, ma siamo verande, pensava. […]” [City]
“Chiedersi se le cose sono vere prima di chiedersi cosa ne pensiamo è un esercizio che suona perfino ingenuo, tanto è fuori moda.” [Next: Piccolo libro sulla globalizzazione e sul mondo che verrà]
“Tutto il resto era ancora nulla.
Inventarlo - questo sarebbe stato meraviglioso.” [Oceano mare]
“Non c'è eroismo nelle pene che ci si infligge da soli.” [Questa storia]
“Io sapevo suonare la tromba. È sorprendente come sia inutile, suonare una tromba, quando c'hai una guerra intorno. E addosso.” [Novecento. Un monologo]
“Bisogna avere fiducia nel mondo per fare dei figli.” [Without Blood]
“Però non accadde nulla, perché alla vita manca sempre qualcosa per essere perfetta.” [Without Blood]
“Suonavamo per farli ballare, perché se balli non puoi morire, e ti senti Dio. E suonavamo il ragtime, perché è la musica su cui Dio balla, quando nessuno lo vede.” [Novecento]
“Ciò che spaventa si dà sempre un nome, come dimostra il fatto che gli uomini ne hanno, per prudenza, due.” [Castelli di rabbia]
“Un libro aperto è sempre la certificazione della presenza di un vile - gli occhi inchiodati su quelle righe per non farsi rubare lo sguardo dal bruciore del mondo - le parole che a una ad una stringono il fragore del mondo in un imbuto opaco fino a farlo colare in formine di vetro che chiamano libri - la più raffinata delle ritirate, questa è la verità. Una sporcheria. Però: dolcissima.” [Castelli di rabbia]
“Vita è un bicchiere da bere fino in fondo.” [Castelli di rabbia]
“Lui diceva: "Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla". Lui l'aveva una... buona storia. Lui era la sua buona storia.” [Novecento. Un monologo]
“Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia... Tutta scritta, addosso.” [Novecento. Un monologo]
“È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio.” [Novecento. Un monologo]
“Miracolosamente, da anni, il suo destino trattiene il fiato. Ma un giorno tornerà a respirare. E lei se ne andrà. Non è nemmeno così orribile come sembra. Sai, ogni tanto penso... forse Jun è così bella perché ha addosso il suo destino, limpido e semplice. Dev'essere una cosa che ti rende speciale. Lei ce l'ha. Di quel giorno, sul molo di Morivar, io non dimenticherò mai due cose: le sue labbra, e come stringeva quel pacco. Adesso so che stringeva il suo destino. Non lo mollerà solo perché mi ama. E io non glielo ruberò solo perché la amo. Gliel'ho promesso.” [Castelli di rabbia]
“No... non credo che dovrei. Davvero. Ma lo disse con allegria. Bisogna immaginarselo detto con allegria. "No... non credo che dovrei. Davvero." Così.” [Castelli di rabbia]
“E' Jun. E' Jun che se ne va. Ha un libro, in mano, che la sta portando lontano. Addio, Dann. Addio, piccolo signor Rail, che mi hai insegnato la vita. Avevi ragione tu: non siamo morti. Non è possibile morire vicino a te. Perfino Mormy ha aspettato che tu fossi lontano per farlo. Adesso sono io che vado lontano. E non sarà vicino a te che morirò. Addio, mio piccolo signore, che sognavi i treni e sapevi dov'era l'infinito. Tutto quel che c'era io l'ho visto, guardando te. E sono stata ovunque, stando con te. E' una cosa che non riuscirò a spiegare mai a nessuno. Ma è così. Me la porterò dietro, e sarà il mio segreto più bello. Addio, Dann.” [Castelli di rabbia]
“- Quale sarebbe questo medicamento prodigioso con cui contate di salvare il vostro selvaggio?
lui amava rispondere
- Le mie rose” [Oceano mare]
“Allora lei rise, era la prima volta che la vedevo ridere, e tu lo sai bene, Andersson, com'è Jun quando ride, non è che uno può star lì e far finta di niente, se c'è Jun che gli ride lì davanti è chiaro che uno finisce per pensare se io non bacio quella donna impazzirò. E io pensai: se non bacio quella ragazza impazzirò.” [Castelli di rabbia]
“Uno che su una nave suona la tromba, non è che quando arriva la burrasca possa fare un granché. Può giusto evitare di suonare la tromba, tanto per non complicare le cose” [Novecento]
“Perché una soluzione perfetta che non riesco a spiegare alla gente è destinata a fallire.” [The Game]
“[...] chissà cos'hanno perso di così importante per strisciare in quel modo in mezzo alla campagna, chissà se lo troveranno mai, sarebbe bello lo trovassero, che almeno una volta, almeno ogni tanto, in questo dannatissimo mondo, qualcuno che cerca qualcosa avesse in sorte di trovarla, così, semplicemente, e dicesse l'ho trovata, con un lievissimo sorriso, l'avevo persa e l'ho trovata - sarebbe poi un niente la felicità.” [Castelli di rabbia]
“Le avrei dovuto dire che tanti saltano nello stesso modo via dalla loro vita, oltre se stessi, rischiando tutto per sentirsi davvero vivi. Avrei dovuto dirle che tutti lo fanno chiusi nelle loro paure. Un posto piccolissimo, molto nero, dove sei solo, e fai fatica a respirare. Non c'è nulla che si possa fare per cambiare le cose e già si è fortunati se qualcuno ha avuto per noi l'attenzione di mettere una piccola musica, là dentro; o se capita di avere un amico ad aspettarci in un'ansa del fiume per riportarci a casa, in una qualche casa.” [Smith & Wesson]
“RACHEL: [...] Ci aspettavamo un sacco di cose dalla vita, non abbiamo combinato niente, stiamo scivolando giù nel nulla e lo stiamo facendo in un buco di culo dove una splendida cascata ogni giorno ci ricorda che la miseria è un'invenzione degli uomini e la grandezza il normale andazzo del mondo. Potremmo spararci, ma non abbiamo neanche i soldi per comprare una pistola. Quindi siamo nella merda, tutti e tre, e una sola cosa ci può salvare.
WESSON: Sarebbe?
RACHEL: Il nostro talento.” [Smith & Wesson]
“WESSON: Volare giù dalle cascate e non morire... nessuno lo dice, ma qui è il sogno di tutti.
SMITH: Ma da quando?
WESSON: Da sempre. Noi campiamo delle cascate, ma loro fanno quel che vogliono. L'unico modo sarebbe quello di entrarci dentro e uscirne vivi. E' da sempre che ci aspettiamo che qualcuno lo faccia.
SMITH: Sono cinquanta metri che finiscono nell'inferno, Wesson!
WESSON: Sì, ma una strada c'è. Me l'ha insegnata mio padre.” [Smith & Wesson]
“Ma quando ti viene quella voglia di piangere pazzesca, che proprio ti strizza tutto, che non la riesci a fermare, allora non c'è verso di spiaccicare una sola parola, ti torna tutto indietro, tutto dentro, ingoiato da quei dannati singhiozzi, naufragato nel silenzio di quelle stupide lacrime. Maledizione. Con tutto quello che uno vorrebbe dire...E invece niente, non esce fuori niente...Si può essere fatti peggio di così?” [Castelli di rabbia]
“I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire per star dietro a un proprio desiderio. Si fa la schifezza e poi la si paga. e solo questo è davvero importante: che quando arriva il momento di pagare uno non pensi a scappare e stia lì, dignitosamente, a pagare.” [Castelli di rabbia]
“Un conto è non far niente. Un conto è non poter far niente-” [Oceano mare]
“In Seta, tinte monocromatiche - la macchia dominante del rosso, insieme ai verdi e al nero - si adattano alla luminosità del paesaggio giapponese, ricco di un'atmosfera irreale, trasmettendo una strana sensazione di... amore, illusione, sogno. Mentre l’uso di un sottilissimo tratto di matita in alcune tavole richiama i disegni della tradizione giapponese. La dinamicità impressa ai soggetti da una prospettiva deformata ricorda l’uso del grandangolo nella fotografia.
“Così mi spiegò che è un contagio sottile, e mi dimostrò come in ogni gesto, in ogni parola, padri e madri non fanno che tramandare una paura. Perfino là dove apparentemente stanno insegnando saldezze e soluzioni, e in definitiva soprattutto là dove stanno insegnando saldezze e soluzioni, stanno in realtà tramandando una paura, perché tutto ciò che di saldo e risoluto loro conoscono non è altro che quanto hanno trovato come rimedio alla paura, e spesso a una paura particolare, circoscritta. Così, dove le famiglie sembrano insegnare ai bambini la felicità, lì invece stanno infettando i bambini con la paura.” [La Sposa giovane]
“Perché è così che ti frega, la vita. Ti piglia quando hai ancora l'anima addormentata e ti semina dentro un'immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità.”
― [Castelli di rabbia]
“Quel che c'è di bello nella vita è sempre un segreto...per me è stato così...le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità.” [Castelli di rabbia]
“Sono i desideri che salvano. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.” [Castelli di rabbia]
“Cosí vide, alla fine, all'improvviso, il cielo sopra il palazzo macchiarsi del volo di centinaia d'uccelli, come esplosi via dalla terra, uccelli d'ogni tipo, stupefatti, fuggire ovunque, impazziti, cantando e gridando, pirotecnica esplosione di ali, e nube di colori sparata nella luce, e di suoni, impauriti, musica in fuga, nel cielo a volare. Hervé Joncour sorrise.
Seta” [Seta]
“– Noi non ci vedremo più, signore. Disse. – Quel che era per noi, l’abbiamo fatto, e voi lo sapete. Credetemi: l’abbiamo fatto per sempre. Serbate la vostra vita al riparo da me. E non esitate un attimo, se sarà utile per la vostra felicità, a dimenticare questa donna che ora vi dice, senza rimpianto, addio.” [Seta]
“C’erano un sacco di altre cose di cui non si doveva più occupare. Era come uno di quei cavalli che, scosso il fantino, tornano indietro, svagati, al piccolo trotto, mentre gli altri sono ancora a farsi scoppiare il cuore inseguendo un traguardo e un qualsiasi ordine d’arrivo.” [Mr Gwyn]
“Sia così gentile allora da dirgli che mi mancherà. Voglio dire che prima o poi smetterà di rompermi i coglioni ovunque io vada, e io proverò lo stesso sollievo che si prova quando in una stanza si spegne il motore del frigorifero, ma anche lo stesso sgomento inevitabile, e la sensazione, che lei certo conoscerà, di non essere sicuri di sapere cosa farsene di quell’improvviso silenzio, e forse di non esserne in fondo all’altezza.” [Mr Gwyn]
“Inoltre le piaceva guardare la faccia della gente che doveva fare l’esame del sangue, a digiuno. Sembra gente a cui hanno rubato qualcosa, disse.” [Mr Gwyn]
“Gli piacque particolarmente venire a sapere che le forme delle lampadine sono infinite, ma sedici sono quelle principali, e per ognuna c’è un nome. Per un’elegante convenzione, sono tutti nomi di regine o principesse. Jasper Gwyn scelse le Caterina de’ Medici, perché sembravano lacrime sfuggite a un lampadario.” [Mr Gwyn]
“C’erano intorno ragazzini che correvano, cani che volevano tornare a casa e coppie di anziani con l’aria di essere scampati a qualcosa di terrificante. La loro vita, probabilmente.” [Mr Gwyn]
“Recentemente è uscito un altro libro di Klarisa Rode, incompiuto. Pare che la morte l’avesse sorpresa quando ancora doveva scriverne, secondo i piani contenuti nei suoi appunti, una buona metà. È un testo curioso perché, contro ogni logica, la parte mancante è l’inizio. Ci sono due capitoli su quattro, ma quelli finali. Dunque per il lettore si tratta di un’esperienza che si avrebbe ragione di definire singolare, e che tuttavia sarebbe scorretto giudicare assurda. Non diversamente si conoscono i propri genitori, d’altronde, e talvolta perfino se stessi.” [Mr Gwyn]
“A un certo punto una di quelle porte si aprì. Io per un attimo ebbi l'assoluta certezza che lei sarebbe uscita da lì, e mi sarebbe passata accanto, senza dire una parola. L'uomo scosse leggermente il capo.
- Però non accadde nulla, perché alla vita manca sempre qualcosa per essere perfetta.”
― [Without Blood]
“La notte fuori era illeggibile.” [Without Blood]
“L'infelicità ruba tempo alla gioia, e nella gioia si costruisce prosperità.” [La Sposa giovane]
“Il mondo vi era ritratto in modo inevitabilmente parziale ma rigorosamente privo di gerarchie. Le annotazioni – sempre molto sintetiche, quasi telegrafiche – testimoniavano una mente precocemente consapevole della natura articolata e pluralistica del mistero della vita: perché la luna non è sempre uguale, cos’è la Polizia, come si chiamano i mesi, quando si piange, natura e scopi del binocolo, origini della diarrea, cos’è la felicità, sistema rapido di allacciamento delle stringhe, nomi di città, utilità delle bare da morto, come diventare Santo, dov’è l’Inferno, regole fondamentali per la pesca alla trota, lista dei colori disponibili in natura, ricetta del caffellatte, nomi di cani famosi, dove va a finire il vento, festività dell’anno, da che parte è il cuore, quando finirà il mondo. Cose così.” [Castelli di rabbia]
“Non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo… salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l’unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l’ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. E’ lì che salta tutto, non c’è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non puoi nemmeno immaginare.” [Oceano mare]
“Tornate, o morirò.
Hervé Joncour rimise il foglietto nella tasca interna della giacca.
- Lasciate perdere. Non parlo dei soldi. Parlo di quella donna. Lasciate perdere. Non morirà e voi lo sapete.
Senza voltarsi Hervé Joncour aprì la porta e se ne andò.” [Seta]
“Finché alla fine ti bacerò sul cuore, perché ti voglio, morderò la pelle che batte sul tuo cuore, perché ti voglio, e con il cuore tra le mie labbra tu sarai mio, davvero, con la mia bocca nel cuore tu sarai mio, per sempre, se non mi credi apri gli occhi signore amato mio e guardamo, sono io, chi potrà mai cancellare questo istante che accade, e questo mio corpo senza più seta, le tue mani che le toccano, i tuoi occhi che lo guardano.”
― [Seta]
“Non c'é più tempo per fuggire e forza per resistere, doveva essere questo istante, e questo istante è, credimi, signore amato mio, quest'istante sarà, da adesso in poi, sara, fino alla fine.” [Seta]
“Forse il mondo è una ferita e qualcuno la sta ricucendo in quei due corpi che si mescolano. E nemmeno è amore, questo è stupefacente. Ma è mani e pelle, labbra, stupore, sesso, sapore, tristezza, forze perfino desiderio. Quando lo racconteranno non diranno la parola amore: mille parole diranno, taceranno amore, tace tutto intorno.” [Oceano mare]
“e se non c'era profondo mare a prendersela con sé. Sterminato giardino di morti, senza croci né confini. Scivolò via come un'onda, solo più bella delle altre” [Oceano mare]
“-Un giorno mi sono accorto che non m'importava più di nulla, e che tutto mi feriva a morte.” [Mr Gwyn]
“Costruirò una strada come mai nessuno l'ha immaginata. Una strada che finisce dove inizia. Non porterà da nessuna parte, perché porterà a se stessa, e sarà fuori dal mondo, e lontano da qualsiasi perfezione. Sarà tutte le strade della terra strette in una, e sarà dove sognava di arrivare chiunque sia mai partito. La farò lunga abbastanza da mettere in fila tutta la mia vita, curva dopo curva, tutto ciò che i miei occhi hanno visto e non hanno dimenticato. Nulla andrà perduto, né la curva di un tramonto, né la piega di un sorriso. Ogni cosa non l'avrò vissuta invano, perché diventerà terra speciale, e disegno per sempre, e pista perfetta.
Quando avrò finito di costruirla, salirò su un'automobile, metterò in moto, e da solo inizierò a girare, sempre più veloce, senza fermarmi fino a quando non sentirò più le braccia e avrò la certezza di percorrere un anello perfetto. Allora mi fermerò nel punto esatto da cui ero partito. Scenderò dall'automobile e, senza voltarmi, me ne andrò.” [Questa storia]
“Sono qui perché se mi arrendo questa volta mi arrenderò tutta la vita.” [Smith & Wesson]
“Per tutto il tempo che concesse al destino, solo ombre e silenzi furono ciò che quel singolare palcoscenico lasciò filtrare” [Seta]
un autore a caso